In merito alla problematica dei farmaci mancanti e dei prodotti contingentati apprendiamo da un comunicato dell’interessante newsletter “Filodiretto” di Federfarma che l’AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, in risposta ad un’indagine condotta da Federfarma Salerno, consiglia ai farmacisti di sfruttare l’articolo 105, comma 4, del d.lgs 219/06, che «obbliga i titolari di Aic a evadere direttamente gli ordinativi alle farmacie richiedenti senza nessuna specifica restrizione».
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Ben venga il consiglio dell’AIFA, avallato da Federfarma e dalle associazioni di categoria, se non fosse per il fatto che le micro e le piccole farmacie non hanno strutture tali da poter effettuare più ordinativi diretti all’industria farmaceutica, avvalendosi quindi del servizio della distribuzione intermedia e, in seconda battuta, l’industria non ha mai preso in considerazione il sopra citato articolo 105, effettuando ingenti limitazioni nelle quantità consegnate e spesso costringendo le farmacie ad acquistare prodotti complementari per procedere alla consegna dell’ordine.
Di tale pratica abbiamo parlato precedentemente nell’articolo “Farmaci mancanti, farmacisti esasperati” e che rende inutile qualsiasi tipo di articolo a tutela della filiera. Si spera dunque in ulteriori provvedimenti radicali per risolvere la problematica.
Un esempio pratico è la Eli Lilly che impone quantitativi complementari di altri farmaci pur di effettuare l’ordinativo. Menarini, come gran parte delle aziende che operano contingentamento, invece non dispone di un call center ad accesso diretto per le farmacie e le stesse sono costrette a barcamenarsi tra le reti di agenti sul territorio spesso inesistenti nei piccoli centri rurali e nelle zone periferiche.
Da una news del 9 maggio 2013 si è tenuto l’incontro tra le sigle della filiera per discutere di carenze, al termine del quale si è giunti ad una posizione comune, ovvero, da parte delle Regioni, un maggior controllo sul rilascio delle autorizzazioni e maggiori controlli nelle strutture adibite. La news minimizza il numero di farmacie e di aziende coinvolte, circa 200 quelle “autorizzate” e circa una decina aziende farmaceutiche soggette all’import export.
Nulla di fatto quindi per una risoluzione pratica della problematica, fermorestando che molte farmacie proseguono con la loro attività di parallel trading pur non essendo provviste delle autorizzazioni del caso, come ci informa un collega ben addentrato nella dinamica dell’import export.
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