ddl concorrenza farmacieIl disegno di legge sulla Concorrenza ha ricevuto il via libera alla Camera, nella mattinata di giovedì 29 giugno. I voti a favore sono stati 218, i contrari 124 e le astensioni 36 (in gran parte dai parlamentari del Movimento Democratico e Progressista, del quale fa parte anche il padre delle riforme farmaceutiche Pier Luigi Bersani). Ciò significa che a partecipare alla votazione sono stati solamente 342 deputati, su un totale di 630. Il provvedimento potrà a questo punto essere rinviato una volta ancora al Senato, dove verrà trattata la porzione del testo che ha subito modifiche a Montecitorio. Una volta ottenuto il via libera definitivo a Palazzo Madama, si attenderà solamente la promulgazione da parte del Capo dello Stato e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Secondo quanto riferito da Askanews, tuttavia, il passaggio al Senato «potrebbe non essere indolore né rapidissimo». L’agenzia di stampa cita il relatore in commissione Industria Luigi Marino (Ap) che pur escludendo un “ping pong” tra i due rami del Parlamento, ha fatto sapere che «ci sono malumori all’interno della maggioranza qui in Senato. Ma ormai il provvedimento ha imboccato il viale del traguardo e non credo possa essere più fermata la volata finale». IIlcapogruppo Pd in commissione Attività produttive, Gianluca Benamati «ha assicurato che i Dem si impegneranno per “una celere trattazione in Senato e in quella sede ognuno si assumerà le proprie responsabilità” e ha ricordato che la ministra dei Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, si è assunta l’impegno a nome del governo di chiedere la più rapida calendarizzazione alla conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama».
L’ok da parte della Camera è stato commentato anche dal sottosegretario allo Sviluppo economico Antonio Gentile, che ha chiesto di «arrivare al via libera definitivo prima della pausa estiva, secondo gli impegni assunti dal governo e dai partiti della maggioranza». Nel corso del dibattito in Aula da segnalare l’intervento in questo senso di Pippo Civati (SI-Possibile) che ha affermato: «Non sono retroscenista, non ho retropensieri, ma il dubbio che ci sia un intento dilatorio, come qualcuno della stessa maggioranza ha fatto capire, è venuto anche a noi».
Mentre in tema di farmacie Catia Polidori (FI-Pdl) ha spiegato: «Con il rifiuto degli emendamenti presentati per disegnare una razionale delimitazione alla presenza dei capitali nella titolarità delle farmacie, si apre la strada alla nascita di un oligopolio nella distribuzione del farmaco. A differenza di quanto avviene per le società di professionisti, nel caso delle farmacie non è prevista la riserva della maggioranza delle società alla componente professionale. Aver lasciato al 20 per cento il tetto del numero di farmacie che ciascuna società può possedere a livello regionale fa sì che cinque sole società possano detenere tutte le farmacie di una regione. In realtà, non sarà neppure necessario ipotizzare questo scenario, perché secondo i dati di mercato è sufficiente detenere le prime 5 mila farmacie e controllare, quindi, l’80 per cento del fatturato del mercato nazionale».

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