Dopo l’allarme lanciato da Federfarma Roma contro l’export parallelo e la carenza farmaci anche vitali che sta causando nella capitale e non solo forti problemi ai cittadini, il ministero della Salute si è attivato per porre un argine alla situazione. Il sindacato dei titolari romani, a sei mesi di distanza da un esposto presentato in Procura a luglio, è infatti tornata a denunciare il reiterarsi dell’irreperibilità di medicinali importanti quali antitumorali, eparine a basso peso molecolare, antipsicotici e broncodilatatori. Federfarma Roma ha perciò scritto all’Agenzia Italiana del Farmaco chiedendo un intervento immediato per quella che si profila ormai come un’emergenza per tanti cittadini, costretti a ritardare quando non a interrompere le cure. All’appello si sono aggiunte altre voci, tra cui quella di Federfarma Servizi, che ha avanzato la proposta della fissazione di un prezzo unico europeo e l’estensione, richiesta già in più occasioni, della tracciatura del farmaco anche a livello europeo, in modo da poter controllare dove le confezioni dirottate sul mercato parallelo vengano poi vendute.
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Il ministero della Salute ha fatto sapere con una nota di avere già provveduto – nell’ambito del provvedimento di recepimento della direttiva europea 2011/62, che modifica una precedente direttiva recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano al fine di impedire l’ingresso di medicinali falsificati nella catena di fornitura legale – a far approvare dal Consiglio dei ministri specifiche disposizioni «dirette a garantire che i farmaci ritenuti essenziali e non sostituibili siano presenti sul territorio nazionale». In particolare, il ministero ha dato all’AIFA il potere di redigere specifici elenchi di farmaci dei quali sarà per tale via limitata l’esportazione. «Tali farmaci dovranno necessariamente essere detenuti dai grossisti e dalle farmacie», fa sapere il ministero, che aggiunge che «il ministro della Salute provvederà, non appena sul provvedimento in questione si saranno espresse le Commissioni parlamentari, a farlo approvare in via definitiva dal Consiglio dei ministri».
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