Fabio Romiti, vicepresidente del Movimento nazionale liberi farmacisti, ha risposto ad un’intervista concessa al supplemento Affari e Finanza del quotidiano La Repubblica dal presidente della Fofi Andrea Mandelli. Il parlamentare ha ricordato infatti, in tema di apertura alle società di capitale, che «ciascuna può controllare fino al 20 per cento delle farmacie a livello regionale. Quindi, se vi sono altre quattro società di capitale che fanno incetta di farmacie, si potrebbe anche avere in futuro un mercato completamente controllato da cinque società. Mi pare che più che una legge sulla concorrenza, questa sia una legge che apre agli oligopoli». Sulla questione delle rivendicazioni delle parafarmacie, poi, Mandelli ha affermato che «già oggi la legge non pone limiti all’apertura delle parafarmacie. Quanto alla fascia C, sulla base dell’orientamento di tutta Europa, il nostro Consiglio nazionale ha ritenuto che il farmaco soggetto a prescrizione debba restare esclusiva delle farmacie convenzionate con lo Stato».
Secondo il dirigente del MNLF – come riferito da Affari e Finanza – il deputato «ha riportato dei dati quantomeno discutibili». Soprattutto, «fa passare l’idea che l’apertura dei capitali sia stata subita da una parte della categoria (titolari di farmacia) quando nella realtà il sindacato dei titolari di farmacia (Federfarma) l’ha voluta per evitare proprio la liberalizzazione vera, ovvero la possibilità per tutti gli esercizi con la presenza di un farmacista (parafarmacie) di vendere i farmaci con obbligo di ricetta pagati direttamente dai cittadini (liberalizzazione dei farmaci di fascia C)». Romiti ha aggiunto che «l’apertura al grande capitale non è una liberalizzazione», e che «la legislazione italiana vive l’assurdo che un farmacista laureato ed abilitato può dispensare tutti i farmaci solo se lavora in farmacia, mentre non lo può fare se opera nelle parafarmacie». A tali parole ha fatto eco il presidente della Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane Matteo Branca, che ha spiegato: «Condivido il pensiero recentemente espresso dal Movimento Nazionale Liberi Farmacisti. Si è permesso l’ingresso nelle farmacie dei capitali privati, eliminando i requisiti professionali per la titolarità, e si continua ad impedire a farmacisti laureati e abilitati di gestire tutti i farmaci, se non nella stessa farmacia la cui proprietà oggi è consentita a chiunque. La storica zoppia legislativa dei farmacisti di parafarmacia, quindi, oggi risulta ancora più insensata. Aggiungiamo che l’Ordine dei Farmacisti ci pare non aver dispiegato ancora tutta la sua forza e autorevolezza, sia nella tutela professionale del farmacista, sia in auspicabili ragionamenti condivisi sul riassetto del sistema di distribuzione del farmaco».
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