Un articolo pubblicato sul giornale RetailWatch, e firmato dal direttore Luigi Rubinelli, offre un punto di vista sulla novità introdotta in una farmacia di corso Europa a Milano. Il punto vendita, affiliato a EssereBenessere, ha infatti aperto un bar, affiancato alla stessa farmacia: «Il bar è dopo l’ingresso, nel recinto della farmacia, sulla sinistra. Abbiamo provato il cappuccino con brioche: sufficiente, ma l’offerta dei bar poco distanti è migliore. Il servizio è premuroso. Segue l’offerta di bellezza e benessere e poi il servizio di prescrizioni della farmacia canonica sul fondo». Forse, prosegue l’articolo, «è davvero il caso di liberalizzare questo canale, dando la possibilità agli imprenditori che se la sentono di rischiare sviluppando nuovi concept, fra i quali, perché no, la farmacia con bar. Da consumatore e da cittadino quando entro in questi negozi, però, mi faccia una domanda: qual è il senso etico di una simile iniziativa? Cosa si vende al suo interno: farmaci o brioche? Personalmente non ho bisogno di consigli su come si fa un cappuccino, ma consigli su che farmaci assumere per un’inizio di otite. Perciò rinuncio al “bar – farmacia” e cerco una “farmacia – farmacia”, anche se è più lontana».
La questione è stata anche toccata da Ivan Ruggiero, presidente delle Libere Parafarmacie Italiane, che ha dichiarato: «Non ci vedo niente di “etico” nel dare un servizio ai clienti come quello di vendere brioche e cappuccini, anzi provo solo tanta “tristezza” nello scorgere ancora manovre atte a distruggere il ruolo fondamentale della “farmacia” e cioè quello di dispensare “salute”». Molto più logico, secondo Ruggiero, che la concorrenza sia sulla fascia C: «Liberalizzarne la vendita nelle parafarmacie può significare la creazione di tanti posti di lavoro, la valorizzazione della figura del farmacista, nonché risparmi per i cittadini, i clienti finali. Il tutto rispettando le condizioni di sicurezza. Non facciamoci del male costruendo la concorrenza sul cappuccino: la competizione deve essere “sana”, “etica” e cioè sulla dispensazione dei “consigli”, della “salute”, alla quale ogni farmacista può concorrere con la propria professionalità».
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