vaccini in farmacia«I ritardi nella copertura per quanto concerne i vaccini rendono la popolazione vulnerabile ad una serie di malattie. Per questo, a partire dal 1990, c’è stato un crescente movimento finalizzato a migliorare l’accesso alle vaccinazioni. Ciò anche grazie al fatto che si è consentito ai farmacisti di somministrare i vaccini. È per queste ragioni che modificare le norme in tal senso rappresenta un fattore cruciale». A spiegarlo è uno studio apparso sul Japha (Journal of the American Pharmacist Association), intitolato “Expanding State Laws and a Growing Role for Pharmacists in Vaccination Services” e curato da un gruppo di ricercatori della Texas A&M University e del Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta. Gli autori dell’analisi hanno dapprima identificato le regole e le norme che risultano attualmente in vigore negli Stati Uniti. In questo modo è stato possibile rilevare una situazione particolarmente composita: il processo ha identificato infatti ben 220 variabili legali in merito alle autorizzazioni concesse ai farmacisti per effettuare vaccini. Quindi i dati sono stati catalogati e valutati al fine di comprendere in quali giurisdizioni si sia deciso di allargare e in quali di restringere le maglie giuridiche che disciplinano i vaccini in farmacia. «Tra il 1971 e il 2016 – spiegano i ricercatori – sono stati imposti 627 cambiamenti delle regole in materia. In 85 casi sono state riscontrate modifiche che hanno ampliato i margini concessi ai farmacisti, in 22 casi si è trattato di semplici chiarimenti, in 3 sono state imposte restrizioni e nelle altre circostanze non sono state apportate modifiche sostanziali alla disciplina vigente». La conclusione alla quale si è giunti è che «in generale, la spinta negli stati federali e nel Distretto di Columbia è ad espandere i servizi offerti dai farmacisti in tema di vaccini e a diminuire la supervisione dei prescrittori». Ciò sebbene «in alcuni stati non sia ancora permesso». La possibilità di effettuare vaccini in farmacia, come noto è di strettissima attualità in Italia, con il Parlamento che ha dibattuto a lungo su questa possibilità.

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