servizi in farmaciaSteven Chen, direttore del dipartimento di Farmacia clinica e Farmacoeconomia presso la Scuola di Farmacia della University of Southern California, è stato intervistato sull’American Journal of Health-System Pharmacy. Lo studioso ha spiegato che i dati relativi ad un progetto da 12 milioni di dollari sono in grado di dimostrare che i servizi clinici offerti in farmacia possono far risparmiare e migliorare al contempo la salute dei pazienti. Il progetto al quale fa riferimento il docente è quello dei Centers for Medicare and Medicaid Services (CMS), che – ha spiegato – sono riusciti a ridurre la mortalità e i casi di ricadute (e dunque di nuovo ricovero) in pazienti affetti da patologie complesse. È il caso di persone che presentano ad esempio un’ipertensione incontrollata: i primi dati relativi ai CMS indicano che chi è stato seguito presso tali centri presenta livelli di pressione migliori rispetto alla media. Anche per coloro che soffrono di diabete o di asma sono stati registrati risultati interessanti, ha spiegato Chen, ma se per i pazienti ipertesi i benefici arrivano già dopo le prime visite, in questi altri casi i tempi sono più lunghi. Chen ha spiegato che nel corso dei tre anni di sperimentazione sono stati identificati ben 67.000 problemi legati all’assunzione di farmaci, che hanno riguardato circa 6.000 pazienti considerati ad alto rischio. Gli interventi più comuni da parte dei team di farmacisti hanno riguardato soprattutto i cambiamenti necessari nella posologia dei medicinali, così come negli intervalli tra ciascuna assunzione. Ma non di rado è stato necessario aggiungere altri prodotti al piano terapeutico, oppure ordinare esami di laboratorio, o ancora sostituire i farmaci. Inoltre, i farmacisti hanno anche seguito i pazienti a cadenza regolare di due mesi dopo il raggiungimento degli obiettivi stabiliti. «Si è trattato di controlli fondamentali per consentire di mantenere il buon andamento delle cure, ma anche per determinare in quali casi fosse necessario un ulteriore aiuto». Lo studio ha inoltre verificato il funzionamento di forme di tele-assistenza farmacologica. Anche in questo caso secondo Chen i risultati sono stati positivi: «I pazienti si sono dimostrati a loro agio con questo sistema». Il che lascia concludere che la tecnologia rappresenta «un ottimo strumento per estendere il ruolo del farmacista».

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