Tariffe per la dispensazioneLe tariffe per la dispensazione di medicinali in orario notturno o nei giorni festivi, come noto, sono state al centro di aspre polemiche nei mesi scorsi in Italia. Alcune testate nazionali si sono scagliate infatti contro la decisione di portare a 7,50 la tariffa notturna; la trasmissione Striscia la Notizia era arrivata perfino a parlare di “rapina”. Da parte sua, la categoria aveva replicato con forza, ricordando come in realtà il dato sia stato semplicemente adeguato, cosa che da molti anni (dal 1993 per l’esattezza) non era stata fatta. Il quotidiano Ticino Online – 20 Minuti riferisce di una situazione del tutto analoga nella Svizzera italiana. «Va in farmacia di domenica – racconta un articolo pubblicato venerdì 1 giugno – poco prima di mezzogiorno. Acquista due farmaci e se ne va con uno scontrino “gonfiato” a 44 franchi. È accaduto pochi giorni fa in una farmacia del Bellinzonese, ma si tratta di un episodio frequente nella Svizzera italiana. E che genera spesso polemiche infinite». Un farmacista del cantone ammette a riguardo che «i consumatori continuano a mettere in discussione la sovrattassa per il lavoro fuori orario». Nel caso specifico, la tariffa ammonta a 17 franchi e 30 centesimi, ovvero circa 15 euro: un valore che è stato aggiornato l’ultima volta nel 2016. Ai pazienti, viene chiesto il pagamento in modo forfettario, ovvero indipendentemente da quali medicinali o prodotti vengano comprati e dal numero di confezioni: esattamente come accade in Italia. Il farmacista ascoltato dalla testata elvetica sottolinea che però la tariffa, benché considerata troppo esosa dai clienti, non è in realtà neppure sufficiente, a suo avviso, a rendere redditizio il turno effettuato dal farmacista: «Oggi non ci si guadagna più a restare aperti, nemmeno nei centri turistici o nelle zone di confine». Spesso, infatti, «i clienti sono davvero pochi. Il farmacista se ne sta in negozio ad attendere. Magari per ore. Giusto dunque riconoscergli il lavoro e le spese extra, in particolare per il personale. Anche perché i farmacisti non beneficiano di alcun contributo pubblico per quanto riguarda le guardie».

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