sostanze anoressizzanti«Sette alti dirigenti del ministero della Salute sono sotto inchiesta da parte dei militari della finanza (nucleo Tutela spesa pubblica) per il reato di disastro colposo. I nomi non sono ancora stati iscritti nei registri della Procura ma sono in corso una serie di verifiche perché, tutti assieme, avrebbero omesso di vigilare sul regime delle sostanze anoressizzanti. Ossia quei farmaci che, da oltre un ventennio, sono nel mirino della Food and Drug Administration ma che in Italia hanno viaggiato per molto tempo su un binario ambiguo: formalmente vietati, potevano essere acquistati in farmacia sotto forma di preparati galenici». A riferire la notizia è questa mattina il Corriere della Sera che ripercorre la questione partendo dal 2013, quando la procura dispose il sequestro e il ritiro dal commercio della fendimetrazina, per poi arrivare anche alle disposizioni che hanno interdetto la fenilpropanolamina/norefedrina nel maggio del 2015. «È già chiaro che qualcosa al ministero della Salute non funziona perché quella sostanza in realtà bandita non è stata inserita nella tabella delle sostanze da vietare nei prodotti galenici. E dunque continua a essere venduta senza difficoltà dietro prescrizione medica», scrive il quotidiano che spiega come secondo le ipotesi degli investigatori alcuni dirigenti avrebbero «omesso di espletare qualsiasi attività di vigilanza o comunque attivare i dovuti controlli affinché non fossero prescritte e somministrate da parte di medici e farmacisti preparazioni galeniche anoressizzanti». Il Corriere ricorda poi che la pericolosità ad esempio della fenilpropanolamina sia stata «avallata anche dalla revoca dal commercio di un gruppo di sostanze contenenti tale sostanza, quali il Denoral, Temporinolo, Zerinetta, Baby Rinolo». Le indagini, secondo quanto riferito, toccherebbero i casi di una signora deceduta in seguito ad una dieta nel giugno del 2016 e le lesioni gravissime patite da un’altra colpita da ictus nel settembre del 2014. Senza dimenticare il caso del giovane Luigi Marzulli, che risale al 2013.

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