sifoLa Società italiana di farmacia ospedaliera (Sifo) è intervenuta nell’ambito di uno dei dibattiti che maggiormente hanno animato la categoria negli ultimi tempi: quello della riforma dell’ente previdenziale Enpaf, ampiamente illustrato da FarmaciaVirtuale.it. In particolare – secondo quanto riportato il 9 settembre 2015 dall’agenzia di stampa Dire – i farmacisti ospedalieri hanno ribadito la loro contrarietà alla norma che impone l’obbligo di iscrizione alla cassa previdenziale.
A parlare per conto della Sifo è stato il tesoriere Isidoro Mazzoni, che ha specificato inoltre il no della propria associazione anche alla doppia contribuzione per la pensione, nonché al pagamento dell’intera quota annuale per i colleghi precari. In questo senso, le sue dichiarazioni risultano allineate alla posizione della Federazione Nazionale Associazioni Farmacisti Non Titolari (Conasfa), che si è pronunciata in modo analogo.
Mazzoni spiega che i farmacisti che vengono assunti dal Servizio sanitario nazionale con contratti atipici sono infatti costretti a pagare per intero la quota annuale Enpaf, pari a 4.375 euro, benché in alcuni casi essi «lavorino solamente pochi mesi all’anno, guadagnando poche migliaia di euro». Si tratta, aggiunge il dirigente dell’associazione di categoria, non di una scelta bensì di un obbligo in capo ai professionisti, dal momento che l’iscrizione all’ente previdenziale costituisce un requisito imprescindibile per poter esercitare. Per questo la Sifo chiede di modificare e aggiornare la normativa, consentendo ad atipici e precari di «scegliere se iscriversi o meno all’Enpaf e, nel caso lo facciano, di avere le stesse agevolazioni concesse ai farmacisti dipendenti, ovvero le riduzioni dell’85, 50 o 33% sulla quota, con scelta assolutamente discrezionale».
Quanto alla doppia contribuzione, la sigla chiede di abolirla per tutti i farmacisti dipendenti delle aziende ospedaliere, che versano già i contributi all’Inps. Resta infine un altro tema: il recupero delle quote già versate all’Enpaf, per riversarle all’Inps. La questione è già stata discussa al tavolo promosso dalla Fofi con Enpaf e le organizzazioni sindacali: «Ma noi siamo stati chiamati solo una volta nell’autunno dell’anno scorso», ha concluso Mazzoni.

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