distribuzione dei farmaciDurante la seduta del 26 aprile 2017 dell’assemblea regionale dell’Umbria, il consigliere regionale Maria Grazia Carbonari (Movimento 5 Stelle) ha illustrato un atto ispettivo relativo «all’accordo regionale per la disciplina dei rapporti con le farmacie pubbliche e private e alle ragioni del progressivo abbandono del sistema di distribuzione diretta, in controtendenza con il resto d’Italia, nonostante forti risparmi ottenibili, minore rischio di frodi e maggiore comodità per i pazienti». Carbonari ha presentato l’interrogazione – riferisce la Regione – chiedendo di conoscere «le ragioni che hanno portato la giunta a sottoscrivere l’accordo regionale per la disciplina dei rapporti con le farmacie pubbliche e private, abbandonando quasi totalmente il sistema di distribuzione diretta dei farmaci in Umbria. Si tratta di una intesa che è andata a forte vantaggio degli operatori farmaceutici, come ostentato dalla stessa Federfarma Umbria. La remunerazione per il servizio di Dpc su tutto il territorio regionale è stata determinata in 4,90 euro (IVA esclusa) per ciascun pezzo dispensato contro 1,90 euro per ciascuna confezione dispensata necessari nella diretta». A tali obiezioni ha risposto l’assessore Luca Barberini, spiegando che «la Regione, con delibera n. 705 del 2016 ha ampliato il numero dei farmaci distribuiti attraverso il meccanismo della cosiddetta Dpc. L’Aifa, per renderli più capillari e più vicini ai bisogni dei cittadini, aveva da tempo riclassificato alcuni farmaci dalla classe “h” ospedaliera alla classe “Apht”, vale a dire i farmaci della continuità assistenziale ospedale-territorio. Si tratta di un provvedimento di semplificazione che va incontro alle esigenze dei cittadini, rendendo cioè più fruibile sia in termini di ulteriore flessibilità degli orari che di facilità di accesso. I farmaci erogati in distribuzione per conto, al pari di quelli distribuiti direttamente dalle Asl vanno considerati come una distribuzione diretta. Sono esclusi da ogni meccanismo di compartecipazione di spesa da parte dei cittadini. La Dpc di questi farmaci rientra nel decreto legislativo 153/2009, riguarda cioè l’istituzione della farmacia dei servizi che è stata, tra l’altro, oggetto di puntuale definizione anche nel Dpcm che ha disciplinato ed applicato i nuovi Lea. Questa variazione della distribuzione comporta un costo tra i più bassi d’Italia: 4,9 euro per prodotto, importo che si riduce a 3,9 euro nel caso vengano erogati oltre 560mila pezzi l’anno. Si tratta dunque di una forma di aiuto che non ha costi significativi o comunque aggiuntivi per i cittadini».
Carbonari ha replicato affermando che «a differenza di quanto sottolineato dall’assessore, al centro del provvedimento non c’è il cittadino, ma gli interessi delle farmacie».

[Se non vuoi perdere tutte le novità iscriviti gratis alla newsletter di FarmaciaVirtuale.it. Arriva nella tua casella email alle 7 del mattino. Apri questo link]

© Riproduzione riservata

Non perdere gli aggiornamenti sul mondo della farmacia

Riceverai le novità sui principali fatti di attualità.

Puoi annullare l'iscrizione con un click. Non condivideremo mai il tuo indirizzo email con terzi.