UNAFTiSP«Non si può parlare di eliminazione del farmacista, confezioni starter, blocco di nuovi codici univoci e superamento delle parafarmacie senza che ci sia un accordo tra le parti, poiché ci sono in ballo molti posti di lavoro e la sopravvivenza di molte famiglie». Ed è per questo che «senza un tavolo di concertazione è impensabile trovare una soluzione». A spiegarlo è l’Unione nazionale anticrisi farmacisti titolari di sola parafarmacia (UNAFTiSP), che ha replicato così alle proposte emerse dagli Stati Generali della farmacia italiana, organizzati alla fine di febbraio a Roma da Federfarma.
Nel corso di quest’ultima, afferma l’associazione, «abbiamo assistito ad affermazioni del tipo: “Non possiamo farci nulla se i farmacisti che hanno aperto una parafarmacia si sono illusi con la speranza della fascia C”. Che, tradotto, significa “arrangiatevi”. Posizione giustificata col l’argomento secondo il quale le parafarmacie sarebbero tutte in mano ai capitali e alla GDO e che occorre tutelare la salute dei cittadini». La sigla di farmacisti titolari di parafarmacie punta invece il dito contro la legge sulla Concorrenza e l’ingresso delle società di capitale: «Ora chi tutela la salute pubblica da una logica commerciale?». È stato dato tuttavia atto al presidente di Federfarma Marco Cossolo, di aver «posto il tema con equilibrio, anche se le proposte uscite in parte non possiamo condividerle. Il riassorbimento può essere accettato come principio ma non come unica possibilità per arrivare ad una soluzione». L’UNAFTiSP sottolinea poi che «nel mondo delle parafarmacie non c’è una spaccatura: c’è chi rappresenta, come nel nostro caso i farmacisti titolari di sola parafarmacia e chi il mondo delle parafarmacie, con obiettivi diversi». E chiede alla Fofi di intervenire per «accelerare la risoluzione di un tema così difficile e complicato». La sigla ha quindi puntato il dito contro il sistema basato sull’ereditarietà, responsabile del fatto che «non ci sono più sedi disponibili che permettano un minimo di sopravvivenza economica. Ciò significa che il sistema dei concorsi per l’assegnazione delle sedi si è esaurito. Per cui crediamo che vada eliminato. Chiediamo alla politica di assumersi la responsabilità di trovare una soluzione per i colleghi, che stando oggi le cose, non hanno prospettive né per loro e né per le proprie famiglie».

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