obiezione coscienza farmacistiLa discussione sulla possibilità di introdurre una clausola di coscienza per i farmacisti è durata pochi mesi in Francia. L’Ordine transalpino ha infatti annunciato la decisione di abbandonare definitivamente l’idea di introdurre la possibilità, per un professionista, di rifiutarsi di somministrare farmaci come, ad esempio, l’Ellaone. Come riferito dalla radio Europe 1, l’idea aveva suscitato ampie polemiche prima dell’estate: «In molti – spiega l’emittente – avevano ritenuto che tale cambiamento avrebbe portato di fatto a rimettere in discussione l’accesso agli strumenti contraccettivi da parte delle donne». Un punto di vista che era stato condiviso anche dal ministro dei diritti delle donne, Laurence Rossignol, che si era esposta in prima persona chiedendo a chiare lettere di escludere l’ipotesi. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei farmacisti francese ha dunque decretato che «l’articolo relativo all’introduzione di una possibile clausola di coscienza, la cui consultazione era stata sospesa per la pausa estiva, non è stato approvato e non figura dunque nel progetto» di riforma del codice deontologico. In ogni caso, va detto che nella formulazione immaginata in Francia, al professionista che si fosse avvalso della clausola, sarebbe rimasto comunque in capo l’obbligo di indirizzare la paziente verso un altro farmacista non obiettore, assicurandosi che la richiesta di poter assumere la “pillola del giorno dopo” fosse evasa senza ritardi. Anche in Italia la questione è stata sollevata di recente, come riportato da FarmaciaVirtuale.it, con in particolare il deputato Gian Luigi Gigli, eletto con Scelta Civica ed ora nel gruppo di Democrazia solidale-Centro democratico, che ha depositato presso la commissione Affari Costituzionali della Camera una proposta di legge in materia di aborto che punta ad introdurre l’obiezione di coscienza. «Ogni farmacista titolare, direttore o collaboratore di farmacie, pubbliche o private può rifiutarsi, invocando motivi di coscienza, di vendere dispositivi, medicinali o altre sostanze che egli giudichi atti a provocare l’aborto», si legge nel testo. Nel mese di agosto una sentenza del Tar – riguardante le linee guida della Regione Lazio per i consultori, e sollecitata da associazioni anti-abortiste – ha ribadito i limiti all’obiezione di coscienza nella normativa vigente. Il tribunale ha stabilito che le “pillole del giorno dopo” non sono farmaci abortivi ma semplici contraccettivi. Posizione contrastata con forza da Gigli.

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