mnlf«Il contratto nazionale di lavoro dei dipendenti di farmacia privata è scaduto il 31 gennaio 2013. Ad oggi nessun rinnovo è stato stipulato e nessun serio tavolo di discussione è stato avviato. A tre anni e dieci mesi dalla scadenza del CCNL i farmacisti dipendenti di farmacia privata vivono una situazione quantomeno “difficile”, da un punto di vista lavorativo ed economico». È con queste parole che il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti si è rivolto al ministro del Lavoro Poletti. «Un farmacista dipendente – denuncia l’associazione – percepisce la retribuzione più bassa in Europa, pari a 7,20 euro l’ora netti. Tutto questo con responsabilità sanitarie di elevata valenza professionale che quotidianamente lo espongono a possibili rischi di natura penale». Il MNLF spiega quindi che «la controparte si rifiuta di far partire con le organizzazioni sindacali una contrattazione seria, adducendo tra i vari motivi l’incertezza dettata dall’approvazione del Ddl Concorrenza. Una posizione che può essere sintetizzata da una sola parola: ricatto». Oggi, prosegue il movimento, «i farmacisti che sono costretti (o obbligati) a lavorare 48/52 ore la settimana (mentre 40 sono quelle previste dal CCNL), con orari spesso frammentati». Un fatto che è diventato «usuale da parte dei titolari di farmacia, sebbene rappresenti un oggettivo sacrificio personale e familiare per il dipendente». L’associazione punta quindi il dito contro i tirocini post lauream: «Un farmacista per potersi laureare ed abilitare deve già svolgere un tirocinio prima della laurea. Il tirocinio post lauream, nato con il nobile intento di avviare i giovani al lavoro, viene utilizzato in questo settore per non assumere ed avere “forza lavorativa” a basso costo, addirittura con il contributo delle Regioni. Sì, perché si consente ad un giovane per sei mesi di fare il tirocinio post laurea e poi al termine, come d’incanto, ne arriva un altro, consentendo la copertura annuale ed evitando qualsiasi assunzione». Una situazione «anomala e impropria», nonché «priva di seri controlli da parte delle università o delle regioni». Infine, nella lettera vengono citati il «ricorso massiccio all’uso dei voucher, anche per i laureati, e la stipula di contratti “atipici”. Senza contare la piaga dell’abusivismo professionale, con personale non laureato che non solo dispensa farmaci senza averne titolo, ma fornisce anche consigli, con una chiara diminuzione del livello di sicurezza per la salute dei cittadini». Per questo il MNLF ha chiesto a Poletti «un intervento diretto» al fine di «portare le parti davanti ad un tavolo di contrattazione svolgendo, al contempo, un ruolo di mediazione». Il tutto per risolvere una situazione che viene definita «al limite dello schiavismo».

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