ddl concorrenza farmacieMarco Cetini è un farmacista, titolare per anni di una parafarmacia, attualmente collaboratore in una farmacia ligure. È stato candidato alle scorse elezioni amministrative a Torino per il consiglio comunale, con la lista Progetto per Torino, in coalizione con il centrosinistra, ma non è stato eletto.

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Nel suo programma proponeva che il comune di Torino sostenesse le parafarmacie. In questo senso come si sta comportando a suo avviso la giunta Appendino?

“Ritengo prematuro dare un giudizio. Con tutte le questioni che la nuova consiliatura deve affrontare penso che il problema delle parafarmacie per ora sia inevitabilmente in secondo piano. Peraltro è vero che il M5S, sia a livello regionale che nazionale, non ha considerato la questione-parafarmacie tra suoi obiettivi primari. In Piemonte quando provammo a fare alcune sollecitazioni su problematiche di competenza regionale, da parte del movimento l’ascolto fu scarso.”

A livello nazionale a suo avviso che fine farà ora il Ddl Concorrenza?

“Vorrei fare un passo indietro. Noi abbiamo avuto una legge dello Stato che può piacere o no, mi riferisco al decreto Bersani del 2006, ma che come effetto economico ha generato alcune migliaia di esercizi commerciali nel giro di pochi mesi. E poi anche, sebbene in numero più limitato, negli anni successivi. Queste piccolissime imprese – la stragrande maggioranza, lasciando per un momento da parte la Gdo – hanno nel corso degli anni vissuto vicende alterne. Alcune hanno chiuso, altre sono state cedute. Ma nel complesso hanno offerto ad almeno tremila professionisti la possibilità di dare una mano alle proprie famiglie e al Paese. A distanza di anni, il Ddl Concorrenza, nella sua impostazione iniziale, sembrava valorizzare questo mondo. Le modificazioni poi avvenute in sede parlamentare sono andate in altre direzioni, concentrandosi ad esempio molto di più sull’apertura alle società di capitale.”

Ora peserà la crisi interna al Pd?

“In ogni caso un Ddl Concorrenza andrà approvato: compete al Parlamento farlo. Però è chiaro che essendo il Pd il principale partito in termini di rappresentanza, soprattutto alla Camera, la caduta del governo immagino possa comportare delle conseguenze, anche se ora è difficile prevedere il futuro. D’altra parte, spero che lo stesso Parlamento si interessi, nonostante tutto, anche ad altre vicende che riguardano da vicino i farmacisti, come ad esempio il concorso straordinario, che nonostante sia stato lanciato nel 2012 è ancora in alto mare, soprattutto in alcune regioni. Deputati, senatori e i governi che si sono succeduti non si sono a mio avviso spesi abbastanza per imporre il rispetto delle tempistiche. Dovrebbero invece farsi carico del problema.”

È favorevole alla liberalizzazione della fascia C?

“Non sono favorevole tout court. Nel senso che ritengo che prima vada meglio regolamentato il settore. Le parafarmacie dovrebbero diventare esercizi nuovi che, oltre a dispensare anche i farmaci di fascia C, ma con sconti di non oltre il 5-6%, diventino attraenti e professionali, non tanto per meccanismi di merchandising e di offerte, quanto per servizi e competenze più ampie delle attuali. Così si definirebbe una costola nuova del servizio farmaceutico, al di fuori della convenzione, ma con requisiti meritocratici.”

Ma in parafarmacia c’è comunque un farmacista a garantire la dispensazione…

“Sì, ma non basta essere laureati. Occorre anche avere almeno due anni di esercizio professionale certificati e su questo punto i sindacati dei titolari di parafarmacia non hanno insistito abbastanza a mio avviso.”

Pensa che gli Ordini professionali abbiano garantito il supporto necessario ai titolari di parafarmacia?

“Io credo che ogni ordine professionale abbia senso se ha, da una parte, organi di autogoverno e autodisciplina. Dall’altra, se è in grado di interloquire in modo neutro con chi rappresenta i cittadini nelle istituzioni. In altre parole, i vertici devono essere sufficientemente sereni nel rappresentare gli interessi di tutti gli iscritti. Lasciar nutrire anche il solo dubbio che si possano fare più gli interessi di una parte di questi ultimi, perché magari si è titolari di farmacia, oppure di parafarmacia, lo trovo criticabile.”

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