fnpi parafarmacieMatteo Branca è in rampa di lancio per prendere il posto di Davide Giuseppe Gullotta alla presidenza della Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane. Starà al direttivo dell’associazione di categoria ratificare il passaggio di consegne: nel frattempo il probabile nuovo numero uno della sigla delinea il suo futuro impegno e la propria visione della “questione parafarmacie”. «La nostra azione sindacale – spiega – è sempre stata improntata alla strenua e trasparente difesa delle prerogative del farmacista operante in parafarmacia. Innegabile è la dicotomia tra una abilitazione statale a gestire tutti i farmaci e il divieto di farlo, se non tra le mura della farmacia. Con quest’ultima che è legittimata in quanto luogo di dispensazione, al netto di convenzione e mutua, proprio dalla presenza del farmacista stesso, e da null’altro, se non da dinamiche di sostenibilità certamente condivisibili, ma quantomeno rivisitabili nell’ottica di un ragionevole, sensato, condiviso, concertato riassetto del sistema di distribuzione del farmaco». In altre parole, secondo Branca è la presenza del farmacista che dovrebbe fare la differenza e non il luogo nel quale esso esercita. «Non è più il tempo – aggiunge il probabile nuovo presidente della FNPI – di singoli provvedimenti, di palliativi, di pezze messe su ponfi sintomatici di un guazzabuglio ben più ampio. È tempo di avere, di creare un’idea chiara di quale sistema di distribuzione del farmaco vogliamo: confusionario, litigioso, dispersivo, tellurico, oppure stabile, lubrificato, efficiente, armonico». Di qui la richiesta avanzata ad altre organizzazioni della professione: «Per raggiungere l’obiettivo è ovvio che serve la volontà di tutte le parti in causa di trovare un accordo. Dai colleghi tutti fino alla Federfarma di Marco Cossolo, passando per la politica e l’Ordine di Andrea Mandelli e Luigi d’Ambrosio Lettieri, che ringrazio della disponibilità manifestata. Insieme potremo scongiurare il rischio del ripresentarsi annoso e straziante di altre battaglie fratricide e strali politici che costeranno molto caro a tutti, condannandoci all’irrilevanza».

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