farmaci innovativiI senatori Luigi d’Ambrosio Lettieri e Andrea Mandelli hanno presentato un’interrogazione al ministro della Salute per chiedere di «intervenire subito e con interventi efficaci per consentire una rapida ma accurata revisione degli attuali percorsi assistenziali, in modo da assegnare un ruolo maggiore ai medici di medicina generale, sia nel campo della formazione che nella capacità prescrittiva dei farmaci incretino-mimetici, nonché di presa in carico dei pazienti affetti da malattie croniche, in particolare diabetici». Nell’atto, i due parlamentari chiedono in particolare di introdurre misure per consentire la distribuzione dei farmaci innovativi secondo le modalità previste dalla legge, ad eccezione di quelli individuati dall’Agenzia Italiana del Farmaco che, per esclusive ragioni cliniche, necessitano di essere gestiti ambiente ospedaliero. «La medicina di famiglia e la farmacia del territorio – spiegano d’Ambrosio Lettieri e Mandelli – sono uno dei punti di riferimento del Ssn, nonché un prezioso presidio sanitario capillarmente diffuso sull’intero territorio nazionale. Consentire ai medici di medicina generale di effettuare la prescrizione di farmaci innovativi regolarmente reperibili presso le farmacie del territorio permetterebbe anche ai cittadini che vivono in aree periferiche, interne o disagiate, di avere accesso ai farmaci innovativi che, in caso contrario, rimarrebbero appannaggio esclusivo dei cittadini più abbienti e residenti nelle aree del Paese più ricche e modernizzate. La prescrizione di farmaci innovativi permetterebbe, inoltre, a ciascun paziente di limitare le visite specialistiche all’effettivo bisogno clinico». «Le malattie croniche in Italia sono in aumento – si legge nell’interrogazione – e rappresentano la gran parte delle patologie oggi curabili grazie ai farmaci innovativi, ma la prescrizione di alcune classi dei farmaci innovativi è inibita ai medici di medicina generale che, paradossalmente, di conseguenza, non hanno accesso all’informazione scientifica correlata». Ciò causa «danni incalcolabili alla salute di larga parte dei pazienti cui è, in conseguenza, precluso l’accesso ad una cura adeguata per patologie importanti come, ad esempio, il diabete e le malattie cardiovascolari». Il risultato, quindi, è che «la difficoltà di accedere alle cure tramite il Ssn, anche a causa dei lunghi tempi di attesa per le visite specialistiche, danneggia la vita delle persone più anziane, con difficoltà di movimento, così come quella dei pazienti in età da lavoro che non riescono a conciliare gli impegni lavorativi con la necessità di doversi assentare dal luogo di lavoro per recarsi più volte dallo specialista. Per la cura del diabete, in particolare, i farmaci antidiabetici orali maggiormente prescritti in Italia (nonostante numerosi studi scientifici che ne evidenziano i limiti di sicurezza e tollerabilità) risultano essere le Su/Glinidi. Le ragioni di questo dato sono da ricercarsi nel fatto che ai medici di medicina generale, in Italia, è preclusa la prescrizione delle terapie innovative e di comprovata efficacia e sicurezza come i DPP-4, i GLP1 e gli SGLT2». I senatori sottolineano infine che l’Italia «è l’unico Paese europeo in cui non è consentita la prescrizione dei farmaci incretino-mimetici di nuova generazione da parte dei medici di medicina generale» e che se si consentisse loro di farlo si centrerebbero «evidenti vantaggi economici».

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