UNaFTiSP«Il settore degli integratori alimentari e dei prodotti naturali non sempre è affidato a personale qualificato o in grado di poter valutare gli effetti che essi possono avere sull’organismo o le interazioni che gli stessi possono avere con le terapie in atto. Anzi, l’uso degli integratori alimentari è spesso così banalizzato che addirittura ormai nei supermercati esistono degli scaffali dove si riporta l’intestazione “Parafarmacia”, ma non è presente il farmacista, nei quali si espongo alla libera vendita derivati del riso rosso fermentato, fucus, integratori di magnesio e potassio, zenzero, artiglio del diavolo, ecc.». Ad affermarlo è Marco Merigiola, coordinatore nel Lazio e responsabile della commissione sugli Integratori Alimentari e Naturali dell’UNaFTiSP (Unione nazionale farmacisti titolari di sola farmacia).
«Discorso a parte – prosegue il dirigente – riguarda gli integratori per lo sport che vengono liberamente venduti in negozi specializzati e con l’assistenza di semplici commessi addetti alla vendita di articoli sportivi. Infine il fenomeno della vendita a domicilio di prodotti dimagranti è affidato a persone che a volte provengono addirittura da studi classici». Secondo l’associazione si tratta di una «banalizzazione» che «oltre ad umiliare la figura del farmacista (abbiamo scoperto addirittura che nella GDO, laddove esiste il corner farmaceutico col farmacista, lo stesso viene assunto con la qualifica di assistente alla vendita, alla pari dell’addetto al banco frutta o salumeria), pone a serio rischio la salute del cittadino». Merigiola, infatti, ricorda che «l’automedicazione, se non guidata, porta più a danni che a benefici. È nota ad esempio l’interazione del gynkgo biloba con gli antiaggreganti e gli anticoagulanti, oppure la controindicazione all’uso del ginseng da parte degli ipertesi, così come il fatto che agli stessi debba essere somministrato magnesio e potassio con cautela se fanno uso di ace-inibitori o sartani». Il rischio è dunque quello di un abuso. Di qui la richiesta dell’UNaFTiSP: «La parafarmacia è ormai concepita dalla stragrande maggioranza dei cittadini come un luogo dove è presente un farmacista. Non può essere confusa con un semplice scaffale dove in maniera ingannevole si pongono delle merci con un’indicazione evocativa di sicurezza quando questa non è assicurata da nessuno».

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