Pubblichiamo l’appello di Ettore Lembo, presidente del Movimento Spontaneo Farmacisti Italiani, alle prese con il fardello Cresci Italia e le possibili conseguenze.

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Ricordiamo che il decreto Cresci Italia ha stravolto l’attuale legislazione farmaceutica apportando decine di modifiche e di novità, parte delle quali avrebbero effetti disastrosi nel medio-lungo periodo, principalmente sulla valore della professione, dando spazio ai grandi interessi nel monopolizzare il mercato del farmaco in Italia.

Signor Presidente,

sono un cittadino Italiano, non farmacista, eletto democraticamente alla guida di un movimento di farmacisti per la difesa e la tutela della salute, il Movimento Spontaneo Farmacisti Italiani. 

Le scrivo questa lettera poiché tra alcune ore Lei si troverà a decidere se firmare o rimandare alle Camere, per una revisione, alcune leggi contenute nel decreto “Cresci Italia” che trasformeranno radicalmente il sistemo economico Italiano ed in particolare quello farmaceutico. Noi ci occupiamo di salute, e per questo motivo desideriamo evidenziare solo alcuni aspetti delle norme contenute nell’articolo 11 del decreto, riguardanti appunto il sistema farmaceutico, che riteniamo essere anticostituzionali, vessatorie e dannose non solo per la Farmacia Italiana e per i professionisti che vi lavorano ma soprattutto per i cittadini fruitori del farmaco attraverso l’istituto della farmacia.

Tali norme spostano in maniera inequivocabile il Sistema Farmacia verso una predominanza economica al fine di favorire i consumi invece che il servizio pubblico e l’educazione al cittadino al corretto uso del farmaco, dispensato dal farmacista se e quando serve. Il comma 17 dell’articolo 11 è l’espressione dell’incostituzionalità della legge che verrà sottoposta alla sua attenzione poiché obbliga dei professionisti a chiudere la loro attività o cederne la direzione per il motivo di aver raggiunto il non meglio precisato requisito di età pensionabile. Come se solo i farmacisti, unici liberi professionisti, divenissero improvvisamente incapaci.

Chi ha inserito questa norma non ha minimamente valutato l’impatto devastante nel tessuto sociale della sua applicazione.

Infatti, appena promulgata, migliaia di farmacie sul territorio Italiano chiuderanno, poiché impossibilitate sia per motivi economici a nominare un direttore sia per legge a trasformarsi da ditta individuale in società e continuare l’esercizio. Potrebbero esserci gravissime ripercussioni sui cittadini che si vedranno privati della loro farmacia.

Può una legge dello Stato costringere un imprenditore a trasformare la propria azienda da ditta individuale in società? Riteniamo di no. Ma questa volontà del legislatore la rileviamo nel comma 7 dello stesso articolo che autorizza soggetti, solo se di età inferiore a 40 anni, alla partecipazione in associazione al concorso straordinario per il conferimento di sedi farmaceutiche, sommando i titoli.

Si genera così un vantaggio discriminante rispetto a chi è obbligato a partecipare da solo.

Inoltre il comma 5 dello stesso articolo è in forte contrasto con i commi 17 e 7 in quanto permette la partecipazione nel concorso a soggetti i quali, al termine della scadenza del bando, non devono aver compiuto 65 anni; senza però dar loro la possibilità di associarsi e quindi consentire di vincere una farmacia.

Tuttavia, nel caso ciò avvenisse, di doverla cedere per raggiunti limiti di età!

Singolare anche il comma 1, lettera a, b di cui 1-bis, a, b, che stabilisce il criterio demografico per l’apertura di sedi farmaceutiche (una farmacia ogni 3.300 abitanti), con un numero teorico sensibilmente superiore al reale, il quale dovrebbe invece tenere in considerazione l’effettiva ripartizione per comune, provincia e regione. Esso non rispecchia il necessario impatto di sostenibilità del sistema e ipotizziamo sia stato inserito esclusivamente su richiesta di potentati economici.

Signor Presidente, siamo consapevoli che il settore farmaceutico debba essere riformato ed adeguato alla realtà quotidiana, migliorando la fruibilità per il cittadino, incentivando l’occupazione per i giovani e un sostanziale risparmio per lo Stato ed il Sistema Sanitario Nazionale.

Siamo disponibili al dialogo, purché ci sia la prevalenza dell’interesse del Cittadino e non la contrapposizione di forti interessi economici, come traspare in maniera inequivocabile da chi ha voluto queste norme eliminando la possibilità di ampie discussioni e attente valutazioni.

Ci appelliamo a Lei, ben consci del suo ruolo istituzionale di Garante della Costituzione e della Repubblica Italiana, affinché rimandi alle Camere questo decreto. Riteniamo che l’economia debba essere al servizio dei cittadini, non il contrario!

Queste norme, se promulgate, stravolgono questo principio mettendo invece i cittadini al servizio dell’economia.

Ettore Lembo
Presidente del M.S.F.I.

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