parafarmacie«Uniamo le nostre risorse e apriamo parafarmacie in concorrenza con quelle della Federazione nazionale parafarmacie italiane, dove ubicate. Vogliono la libera concorrenza, diamogliela, facciamola noi e non subiamola». Questo l’appello-provocazione che Franco Ceccarelli, titolare della farmacia che porta il suo nome a Monsummano Terme, in provincia di Pistoia, rivolge ai colleghi in risposta al fronte aperto da Conad e Fnpi, che recentemente hanno anche organizzato un convegno a Roma. Per l’occasione, l’Istituto Bruno Leoni ha presentato la propria posizione sulla liberalizzazione della Fascia C, sottolineando che «non sarebbe altro che la ovvia prosecuzione e naturale conclusione di un percorso che ha dato buoni risultati» e che gli argomenti usati per contestarla «non hanno trovato riscontro nella realtà». La liberalizzazione, si afferma, non penalizzerebbe i ricavi alle farmacie: «Molte farmacie sono in crisi, la redditività si è abbassata, ma la causa principale è nella contrazione della spesa farmaceutica pubblica e non della parte liberalizzata, che incide solo marginalmente sul fatturato: i farmaci interessati dal decreto Bersani rappresentano circa il 10% del fatturato delle farmacie». Conclusioni che il collega Ceccarelli rispedisce al mittente.

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«Mentre loro, Conad e Fnpi, sono sinergici negli attacchi alla farmacia – afferma –, la nostra risposta è inconsistente o, come diciamo in Toscana, “pissera”, evanescente. La posizione tipica della categoria è quella dello struzzo, testa sotto la sabbia e podice a disposizione. Perché non rispondere agli attacchi con altrettanta forza? Non addurre le nostre ragioni, che non interessano a nessuno, ma fare qualcosa che faccia capire a questi “competitors” che venderemo cara la pelle». La proposta di Ceccarelli, parafrasando il noto detto, potrebbe essere riassunta con un “chi di concorrenza ferisce di concorrenza perisce”. Quindi, l’invito ai farmacisti a comprare una parafarmacia: «Dividiamola per 10 o 20 colleghi uniti in unico soggetto economico, immagino spese sostenibilissime». «Vediamole – continua Ceccarelli – come un investimento. E poi, se ci dovesse essere la liberalizzazione, avremmo occupato spazi, tutti insieme una volta tanto e non l’uno contro l’altro armati; spazi che altrimenti verranno occupati da altri prima che noi si sia capito cosa ci accade».

E l’offensiva non si limita alla Fnpi, ma ha come bersaglio anche la grande distribuzione, «che vive in un clima di assoluto protezionismo. Uniamoci, chiediamo ai Comuni licenze per far concorrenza anche a loro. Non dimentichiamoci che siamo tanti, se riusciamo a capire che si deve essere uniti. Altrimenti siamo nessuno, se rimaniamo disuniti». «Non è facile – ammette Ceccarelli –, ma possibile; il problema è: lo si vuol fare?». E per concludere, l’affondo contro il sindacato. «Se avessimo una Federfarma forte e autorevole – conclude il collega –, invece che autoreferenziale, sarebbe una passeggiata far passare il concetto che solo con l’unione di tutti è possibile la sopravvivenza. Sì, Federfarma lo dice, ma cosa fa in concreto? Convegni e belle dichiarazioni di intenti, e poi l’oblio».

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