Com’ è noto, nel settore farmaceutico si sta discutendo, a partire da norme già approvate, del ruolo e della remunerazione dei farmacisti delle farmacie territoriali.
Ma c’ è un altro dibattito che si sta svolgendo, in particolare sui Social Network, in gruppi riservati a farmacisti, in risposta ad una situazione diventata ormai inaccettabile da parte di chi ambirebbe a svolgere correttamente il proprio lavoro; situazione resa insostenibile anche per la concomitanza di norme attualmente vigenti, a mio avviso da modificare.
Il punto è che si rileva con intensità crescente, un’enorme difformità di comportamento fra farmacie e farmacie, o all’interno della stessa farmacia talvolta, rispetto alla scelta di accondiscendere e quindi effettuare consegna di farmaci a pagamento soggetti all’obbligo legale di ricetta medica a persone che ne siano sprovviste, o che siano in possesso di ricetta non regolare.

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Assistiamo alla situazione assurda e paradossale, per cui la farmacia (il farmacista) da parte della quale si usano meno cautele e scrupoli, venga percepita dal cittadino come quella più comprensiva e “generosa” e non come quella in cui non si rispettano le regole; la classificazione dei farmaci sulla base di criteri oggettivi basati sulle indicazioni o sulla sicurezza d’ impiego diventano un optional. Non mi sto riferendo quindi alle eccezioni previste dalla legge, mediante la compilazione di apposito registro, ma di pratiche diffuse e rese talvolta note da servizi mediatici.

Inoltre il collega che opera in esercizi commerciali è discriminato due volte, perché oltre a non poter detenere tali farmaci, non può nemmeno comunicare all’utente in modo plausibile che quei determinati farmaci non sono “accessibili”, in assenza della dovuta prescrizione, dal momento che lo stesso utente spesso riesce ad ottenerli comunque.
Il cittadino si ritrova “in mezzo”, talvolta disorientato e talvolta implicitamente responsabile, perché nell’ incertezza della legge è come se la legge esistesse per essere evasa. E la cosa è aggravata, come enunciato da colleghi collaboratori e titolari di farmacie, dal fatto che in più di un caso la prassi riguarda farmaci anche pericolosi se lasciati all’ autoprescrizione o al consiglio del farmacista.
Qualcuno potrebbe ribattere che sono questioni di poco conto rispetto alla sostenibilità del sistema, ma noi siamo convinti che invece il sistema regga nella misura in cui l’atto professionale del farmacista rimanga di “spessore” e non si riduca ad un banale erogatore su richiesta.

Inoltre vi sono una serie di conseguenze negative anche in termini di salute e di economicità del sistema sanitario. Per esempio nel caso di assunzione a lungo periodo di psicofarmaci di tipo benzodiazepine, ci sono stati casi di persone alla guida di autoveicoli che per concomitanza di assunzione di alcolici o di altri farmaci , hanno accusato malori, causa di gravi incidenti; anziani con squilibri osmotici gravi per eccessiva assunzione fai da te di farmaci e mille altri esempi potrebbero essere fatti.

Un altro comportamento deviante è quello dell’anticipo sistematico di farmaci mutuabili, perché non spetta al farmacista decidere se una terapia vada proseguita con lo stesso farmaco oppure no.

E’ d’ altronde innegabile che in alcune situazioni oggettive il farmacista potrebbe fare delle eccezioni senza essere criminalizzato.
Vi è del resto il problema che attualmente gli organi preposti ad eventuali controlli e sanzioni sono spesso sotto organico o comunque in difficoltà ad individuare i comportamenti illeciti. Per quanto riguarda gli Ordini, essi dichiarano di essere impotenti ad intervenire, sia perché le segnalazioni che giungono loro sono spesso non circostanziate e sia perché le armi sanzionatorie in loro potere sono inadeguati ad ottenere l’ effetto desiderato di deterrenza.
In questo quadro, richiedere un robusto passaggio di molti RR (Ricetta Ripetibile) a SOP, senza che venga modificata la Classe di rimborsabilità (A o C) sarebbe nell’interesse di tutta la nostra categoria, in quanto noi farmacisti potremmo svolgere meglio il nostro lavoro, nel rispetto della legge e dell’attuale quadro normativo, a prescindere dal luogo in cui si opera (le famose “mura” che separano concettualmente il farmacista che lavora in farmacia da quello che esercita fuori da essa) e si affettuerebbe anche una selezione qualitativa utile, dei casi più gravi da sanzionare, rispetto a quelli in cui vi è attualmente non una colpa grave, ma solamente un allargamento un comprensibile delle maglie del modus operandi.
I colleghi che lavorano in parafarmacia e che stanno anche pagando fortemente gli effetti della crisi economica, avrebbero meno motivi di frustrazione e risentimento verso i farmacisti titolari, perché non dovrebbero più rifiutare farmaci il cui intervallo terapeutico li rende gestibili anche dal farmacista.
I farmaci SOP non OTC sono una specificità italiana che la nostra categoria ha tutto l’interesse a valorizzare: sono farmaci per cui è vietata la pubblicità al paziente finale e la vendita self service, per cui possono essere venduti solo con l’assistenza diretta ed il controllo del farmacista.
Una riclassificazione di questo tipo sarebbe anche un tributo alla professionalità della nostra categoria, a cui verrebbe riconosciuta la capacità tecnica e scientifica di affiancare il medico nel suo ruolo di controllo sulla salute dei pazienti, consentendo in alcuni casi anche un miglioramento della compliance senza infrangere la legge, per esempio nei casi di ricette dimenticate o smarrite.
Del resto, in altre parti d’Europa si sta andando in questa direzione, (anche se in modo diverso e più contorto) proprio perché altrove non esiste la categoria dei farmaci SOP non OTC che noi abbiamo in Italia: per esempio, in Inghilterra si è introdotta la figura del farmacista prescrittore, che è autorizzato a prescrivere autonomamente alcune classi di farmaci che richiedono la ricetta medica.
Una volta tanto, la legislazione farmaceutica italiana potrebbe fare da modello a tutto il mondo.
Ho espresso la mia posizione personale e dopo essermi rapportato con colleghi attivi in esercizi commerciali e farmacie del piemonte in particolare, ma anche del resto d’ Italia, tuttavia gli Organismi Nazionali della nostra categoria si esprimeranno ufficialmente su questa proposta entro la fine del mese.

Marco Cetini, titolare di parafarmacia
Associazione Nazionale Parafarmacie Italiane
Presidente del Piemonte
Tel. 011 3090317 /3409886134

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