job meeting agifar romaLa vera sfida della sanità del futuro si giocherà sul territorio e sulle cure di prossimità. In questo contesto il farmacista dovrà essere pronto a giocare un ruolo da protagonista, con un bagaglio sempre più ricco di competenze tecniche ma anche con determinazione e capacità di stare sul mercato.

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E’ il quadro uscito dal job meeting che si è svolto il 21 maggio 2014 a Roma, promosso dall’Associazione giovani farmacisti capitolina (Agifar), con l’obiettivo di fornire un orientamento ai neo laureati per trovare sbocchi nel mondo del lavoro e ridare slancio a un settore in affanno. “La crisi c’è, ma bisogna essere proattivi nei confronti del mercato – ha sintetizzato Francesca Rossi, presidente Agifar Roma, organizzatrice dell’evento alla seconda edizione -. Con il Job meeting cerchiamo di aiutare i giovani a valutare nuove esigenze lavorative e a capire quale possa essere il percorso post laurea. Non una promessa di lavoro, ma un tentativo di inserimento”.

Al convegno presente il gotha del mondo universitario e farmaceutico italiano, che ha fornito uno spaccato importante sul trend occupazionale e sugli scenari futuri. Emilio Croce, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Roma, ha compiuto un excursus sulla professione dall’istituzione del servizio farmaceutico ad oggi. “In passato si poteva lavorare negli ospedali, negli enti mutualistici, in ruoli tecnici del ministero della sanità, in aziende farmaceutiche e chimiche – ha spiegato -. Oggi molte opportunità si stanno chiudendo e la situazione va affrontata con soluzioni pratiche”. Un aiuto può venire dalla riforma del corso di laurea in farmacia, “con l’ampliamento dell’offerta formativa post laurea, l’istituzione di master, le preparazioni magistrali per uso umano e veterinario”. Ma la vera sfida si giocherà sulle cure sul territorio: “Assistere anziani e cronici sarà meno costoso in forma decentrata rispetto all’attuale formula degli ospedali e delle strutture complesse. E il farmacista tornerà ad essere protagonista”.

La crisi economica, secondo il preside della facoltà di medicina e farmacia dell’università La Sapienza Eugenio Gaudio, può essere uno stimolo per le nuove generazioni, “che devono puntare sulla formazione come processo permanente e strategico”. Il farmacista dovrà essere sempre più uno specialista del farmaco, aggiunge Eugenio Leopardi, presidente dell’Unione tecnica italiana farmacisti (Utifar). “Nei momenti di difficoltà come questo è fondamentale fare squadra – ha sottolineato -, mantenere unito il mondo dell’università, continuare a fare formazione anche a distanza”.

La connessione tra neo laureati e mondo del lavoro è imprescindibile: “Dallo studio alla pratica dev’esserci una concretezza per il futuro – ha rimarcato Pietro Lucchetti, presidente dell’Aisas, mettendo in guardia i giovani a non coltivare illusioni ma a procedere “con realismo e forza di combattere”. Ma in tutto questo lo Stato che ruolo avrà? E quali risorse metterà in campo per la sanità? Franco Caprino, presidente di Federfarma Roma, si interroga con apprensione: “Il patto della salute ci preoccupa. Le risorse sono sempre più ridotte, con ripercussioni di cui dovremo tener conto. Una riduzione importante della spesa farmaceutica potrebbe impedirci di svolgere attività in farmacia”. Infine c’è il problema della convenzione, al palo da 14 anni: “Ci sono elementi da integrare come la Dpc, così come la partenza del Cup e la cartella clinica elettronica. Noi farmacisti dobbiamo prestare la massima attenzione nei confronti di una società che si sta evolvendo: anziana, malata, ma anche alla ricerca di un benessere libero da patologie”.

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