federfarma unione europeaLa Commissione europea ha avanzato una proposta di direttiva che punta ad imporre un “test di proporzionalità” ai Paesi membri per l’adozione di normative interne (nazionali) che regolino l’esercizio delle professioni. Federfarma sottolinea come «in pratica gli Stati dovranno garantire che le nuove norme non eccedano gli obiettivi perseguiti stabilendo regole troppo vincolistiche. Per quanto riguarda le professioni sanitarie la nuova proposta si applicherà a medici, farmacisti, dentisti, veterinari, infermieri, fisioterapisti ed ostetriche». Secondo l’associazione di categoria, «i contenuti della proposta non sono dissimili da quelli della “direttiva Bolkestein” presentata oltre un decennio fa, che la fortissima opposizione della categoria a livello nazionale ed europeo». A ogni Stato «veniva richiesto di fare un’opera di valutazione sulla legittimità delle proprie normative e di sottoporsi ad una valutazione reciproca assieme agli esami condotti dagli altri Stati membri. Tutto questo lavoro veniva poi analizzato dalla Commissione che si riservava la possibilità di adottare, successivamente, ulteriori misure complementari. Su tale progetto cadde la scure del Parlamento europeo, che escluse dal campo di applicazione della direttiva le libere professioni del settore sanitario. In seguito la Commissione inaugurò la fase delle procedure d’infrazione per cancellare, per via giudiziaria, le norme relative alla proprietà della farmacia e alla distribuzione delle farmacie sul territorio. In questo caso, come ben noto, fu la Corte di Giustizia a stoppare i tentativi della Commissione europea». Ora con la nuova proposta, prosegue l’analisi di Federfarma, «si parla di test di proporzionalità prima dell’adozione di una nuova regolamentazione. Quindi non vengono messe in discussione le disposizioni vigenti, come prevedeva al tempo il commissario Bolkestein, ma si chiede di verificare ogni nuova regolamentazione con il criterio della proporzionalità». Il che significa «che ciascuno Stato membro dovrà giustificare ogni disposizione nazionale che limiti l’accesso alla professione o il suo esercizio valutando se tali disposizioni siano necessarie e idonee a garantire il conseguimento dello scopo perseguito e non vadano oltre». Ciò sulla base di una serie di criteri: la relazione con gli obiettivi di interesse pubblico, l’adeguatezza a conseguire lo scopo perseguito, il nesso tra le attività riservate alla professione e la qualifica professionale richiesta, l’incidenza sia economica che in termini di libera circolazione delle persone e dei servizi del provvedimento, nonché la possibilità di ricorrere a soluzioni meno restrittive per conseguire gli obiettivi di interesse pubblico. Le norme potranno essere adottate sulla base di «obiettivi di interesse pubblico» legati a «motivi imperativi», come ad esempio «la sanità pubblica, il mantenimento dell’equilibrio finanziario del sistema di sicurezza sociale, la tutela dei consumatori». Federfarma sottolinea infine che è comunque «previsto il coinvolgimento preventivo delle associazioni di categoria da parte dei governi nazionali che, prima dell’introduzione di nuove disposizioni normative, hanno l’obbligo di informarle, dando loro la possibilità di esprimere la propria opinione».

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