fatturato-regime-ssnNel concetto di “fatturato in regime di Ssn” le farmacie rurali non devono computare gli sconti che la legge impone sul rimborso dei farmaci, trattandosi di una voce di costo che non è corrisposta dal Ssn, ma che rimane a carico della farmacia che ha erogato il farmaco. E neppure la quota di compartecipazione alla spesa dovuta dall’assistito (ticket), trattandosi di somme cui non provvede il Ssn, ma l’assistito. Così ha sentenziato il Consiglio di Stato , accogliendo il ricorso presentato da un farmacista della Valle d’Aosta. Alfredo Orlandi, ex presidente del Sunifar, spiega a FarmaciaVirtuale.it che «con questo pronunciamento ci si dovrebbe avviare sempre di più verso il riconoscimento di un fatturato giusto, per strutture che vivono spesso in zone disagiate e che hanno senza dubbio più svantaggi che vantaggi». L’ex numero uno del sindacato dei farmacisti rurali ricorda poi la nuova disciplina sulle soglie per le agevolazioni sugli sconti alle rurali (come noto, il tetto è stato fissato a 450.000 euro), approvata nel dicembre 2017, giudicandola «un successo, ottenuto grazie all’impegno della vecchia e della nuova dirigenza del Sunifar». Quindi Orlandi spiega che «esiste un parere del ministero della Salute in materia di fatturato di riferimento, secondo il quale andrebbe considerata unicamente la cessione dei farmaci. Poi, c’è stata una sentenza del Consiglio di Stato che ha indicato come sia necessario includere anche l’assistenza integrativa, in quanto corrisposta integralmente dal Servizio sanitario regionale. Ma tutto il resto dovrebbe essere escluso, secondo quel documento ministeriale. I problemi sono però due: il primo è che si tratta, appunto, di un parere, e dunque di qualcosa che non è di fatto vincolante. In secondo luogo, purtroppo, nel testo il ministero ha scelto di utilizzare il condizionale, il che rende ancor più complicato far valere tale indicazione, soprattutto in sede giudiziaria». Ma le difficoltà sulla questione, secondo l’ex presidente del Sunifar, sono legate anche al fatto che «i decisori politici hanno dimostrato di faticare a comprendere che differenza ci sia, realmente, tra una farmacia urbana e una rurale. Non sorprende, perciò, che alla fine si proceda a colpi di sentenze… Il mio parere è che occorra cambiare strategia, puntando sempre più sulla distribuzione per conto. Che altro non è che riconoscere una sorta di “stipendio” alla farmacia, urbana o rurale che essa sia».

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