Farmacie rurali, la proposta Anpci: fusione solo su base volontaria

Fusione si, ma solo su base volontaria. È quanto emerso dal dodicesimo incontro Anpci (Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia) a Chies d’Alpago, in provincia di Belluno, dove farmacisti, sindaci e parlamentari si sono incontrati nel fine settimana scorso e si sono trovati d’accordo sulle preoccupazioni dettate dalla legge Delrio. Lo rende noto Alfredo Orlandi, presidente Sunifar, che da tempo lotta contro la legge, che prevede l’accorpamento delle funzioni amministrative di tutti i Comuni con meno di 5 mila abitanti.
«Tutti i sindaci – spiega Orlandi – hanno riconosciuto le nostre preoccupazioni e tutti si sono trovati concordi. Ormai nei piccoli centri non ci sono più servizi: gli uffici postali sono aperti in giorni alterni, qualcuno addirittura solo una volta a settimana, le caserme ormai sono presenti solo nei centri grandi, i negozi sono spariti, gli ambulatori medici, con il nuovo servizio h16 per cui da mezzanotte alle otto di mattina solo le farmacie garantiranno l’emergenza, rischiano di concentrarsi nei paesi più grandi. Quindi attualmente nei piccoli centri c’è solo la farmacia, per quanto tempo? Non si sa».
Oltre ai sindaci, anche i parlamentari presenti hanno espresso preoccupazione per le farmacie rurali alla luce della Delrio. «A parole – continua Orlandi – si sono dimostrati tutti favorevoli quantomeno a una fusione volontaria. Cioè, ben venga la fusione se la vogliono tutti, ma se non la vogliono inutile spingere con il ricatto del contributo, anche perché i riflessi negativi non li andremo a vedere ora ma solo tra due o tre anni». Adesso bisogna vedere come andrà a finire, di certo i farmacisti rurali non staranno zitti ad aspettare. «Da parte nostra – conclude Orlandi – cercheremo sempre più di far capire che effetto devastante può avere una riforma del genere sulla vita di tantissimi cittadini».