farmacie-comunali-bolognaLa protesta dei lavoratori delle farmacie comunali a Bologna non si arresta. In occasione dello sciopero dei farmacisti dello scorso mese di marzo, un loro portavoce, Andrea Zacchiroli, aveva affermato: «Siamo alla canna del gas, perennemente sotto organico e molti di noi ci stanno rimettendo la salute». A tali parole aveva risposto il gruppo Admenta Italia, sottolineando, tra le altre cose, che «dal 2013 sono stati assunti ben 82 farmacisti, di cui 51 trasformati a tempo indeterminato nel corso di questi 5 anni». Il quotidiano BolognaToday ha reso noto che una nuova agitazione è prevista nel settore delle comunali del capoluogo emiliano per l’11 maggio. «Si sciopera – spiega il giornale riportando le parole del sindacato autonomo Cisal terziario Paolo Sartori – per “mancanza di personale, turni di lavoro insicuri e faticosissimi, per compensare vuoti di organico, contratti scaduti da anni e non rinnovati, diseguaglianze nelle retribuzioni e una gestione sorda all’ascolto delle esigenze, in particolare delle lavoratrici”». La stessa sigla, per questo, ha chiesto un incontro con il Comune e ha ribadito «la richiesta di fermare la rinuncia all’ultimo 15% di Afm che Palazzo D’Accursio a gennaio ha annunciato di voler cedere». Della possibile cessione si sta infatti ancora discutendo, e secondo il segretario provinciale della Cisal terziario, «il Comune non può cedere il controllo delle farmacie ad aziende che violano i diritti dei lavoratori, della contrattazione e della donna». Al contrario, l’amministrazione locale dovrebbe operare dei controlli, poiché «le farmacie operano in un settore delicato del welfare». «La privatizzazione totale – aggiunge ancora Sartori – consegna un patrimonio del welfare di Bologna nelle mani di una delle quattro più grandi aziende mondiali della distribuzione farmaceutica, che non è detto che abbia scopi filantropici».
Tra le rivendicazioni sindacali c’è, inoltre, quella di non sostituire il personale che incrocia le braccia. Cosa che secondo la Cisal «è accaduto a marzo, quando farmacisti del magazzino furono trasferiti nei negozi dove c’era poco personale».

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