farmaci genericiQuali sono le politiche e le campagne di informazione che possono essere attuate dalle istituzioni in Italia al fine di promuovere il consumo di medicinali generici al posto dei farmaci “di marca”? A rispondere alla domanda è uno studio pubblicato Health Policy Journal. L’analisi – effettuata da un gruppo di ricercatori del dipartimento di Economia e Management dell’università di Parma, e intitolata “Leveraging consumer’s behaviour to promote generic drugs in Italy” – si prefigge infatti come obiettivo quello di aiutare a «colmare la mancanza di conoscenza» che tuttora esiste su questo tipo di prodotti. A tale scopo è stato messo a punto un modello basato sulla Theory of Planned Behaviour, che si è fissato l’obiettivo di studiare la propensione da parte dei pazienti all’acquisto di farmaci generici. I ricercatori hanno effettuato un sondaggio online al quale hanno partecipato 2.222 cittadini italiani che hanno acquistato medicinali. «Quasi tutti i costrutti considerati dal modello – hanno spiegato gli studiosi – hanno contribuito a fornire informazioni circa le intenzioni dei consumatori». Il tutto mantenendo un controllo sulle variabili demografiche dei partecipanti all’indagine: l’età, le condizioni socio-economiche, il livello di istruzione. I risultati indicano che non solo l’attitudine personale, ma anche i comportamenti adottati in passato e la fiducia nei confronti del farmacista giocano un ruolo importante nel far propendere i consumatori verso i farmaci generici. «Al contrario – si legge nel paper – la percezione del rischio nei confronti dei prodotti» e quella che viene definita la «sensibilità al marchio» remano in senso contrario, verso cioè i farmaci utilizzati “tradizionalmente” dai pazienti.
La conclusione alla quale sono giunti i ricercatori parmensi è che «gli sforzi in termini di marketing dovrebbero essere diretti ad informare i consumatori sulle caratteristiche dei medicinali generici, al fine di mitigare la paura che essi possano comportare dei rischi». Ma occorre anche «incrementare la consapevolezza nell’ambito del processo decisionale».

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