ddl concorrenza farmacieMentre il disegno di legge sulla Concorrenza, in Italia, è in discussione al Senato dopo l’approvazione alla Camera, Stefano Pessina, Chief executive officer di Walgreens Boots Alliance, è tornato a parlare delle farmacie italiane. «Si è trattato – ha commentato a FarmaciaVirtuale.it Francesco Pagliola, titolare di farmacie tra Caserta e Roma – di una dichiarazione che sembra essere stata fatta “a nuora perché suocera intenda”. Infatti a San Francisco, in occasione della tappa locale di “Italy on Move”, organizzata dall’Italian Trade Commission (Ice), Pessina ha dichiarato che la “distribuzione” dei farmaci in Italia è troppo frammentata: in Francia ci sono 4 società, in Gran Bretagna 3, in Italia 100. Molte sopravvivono ma sono in difficoltà ed il sistema rischia il collasso. Bene: possiamo dire che su questo siamo perfettamente d’accordo!».
«I distributori intermedi sono veramente troppi – prosegue Pragliola – e la situazione si è aggravata con l’approvazione della legge numero 219 del 24 aprile 2006. Non è necessario, pertanto, sollecitare una nuova ondata di liberalizzazione delle farmacie: basta proseguire con l’acquisizione dei distributori intermedi, politica già esercitata da Alleanza Farmaceutici. La dichiarazione del Ceo di Walgreens Boots Alliance, pertanto, appare solo come un altro espediente per sollecitare la nuova legge sulle liberalizzazioni che prevede l’ingresso delle società di capitali nelle farmacie. È bene dichiarare con forza che se liberalizzazione ci deve essere, questa dovrà riguardare solo e soltanto i farmacisti, e deve prevedere che tra i soci non potranno esserci non solo i medici, i produttori di farmaci ed informatori scientifici ma anche i distributori intermedi».
Intanto, il termine per la presentazione degli emendamenti al Ddl Concorrenza è scaduto a mezzogiorno di giovedì 14 gennaio. Il provvedimento dovrà affrontare una valanga di richieste di modifica (circa mille), che ne rallenteranno con ogni probabilità l’iter di approvazione. È utile ricordare che il testo, se non sarà approvato dal Senato nella medesima forma con la quale è uscito da Montecitorio, tornerà al vaglio dei deputati per una seconda lettura.

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