ddl concorrenzaIl Consiglio direttivo della Federazione Ordini Farmacisti Italiani prende posizione in modo nettamente contrario rispetto al disegno di legge sulla Concorrenza. In un documento approvato all’unanimità, l’assemblea dei delegati regionali, alla vigilia dell’approdo in Aula del provvedimento, ha infatti espresso la sua «netta opposizione alle misure ivi contenute sul servizio farmaceutico».
In particolare, la federazione ha puntato il dito contro l’ingresso della società di capitale nella gestione delle farmacie, per via «dell’impatto che questo può avere sulla continuità del servizio offerto fino a oggi ai cittadini dalla rete delle farmacie indipendenti, sull’autonomia professionale e le prospettive occupazionali dei farmacisti. E infine perché controproducente ai fini dello stesso concetto di concorrenza. Riteniamo che l’ingresso dei capitali avrebbe dovuto avvenire sulla base di quanto previsto dal nostro ordinamento per le altre società di professionisti, ovvero con una quota minoritaria che lasci la gestione nel controllo della componente professionale, a tutela in primo luogo delle finalità socio-assistenziali connaturate all’esercizio della farmacia quale primo presidio sanitario sul territorio».
Al contrario, con il testo attuale secondo gli Ordini professionali sarà inevitabile una «subordinazione del sistema alla logica del profitto che, come dimostrano le esperienze estere, non coincide con principi cardine quali la capillarità della presenza e l’equo accesso al farmaco». Mentre il tetto al 20% su base regionale per la proprietà delle farmacie «apre alla possibilità di formazione di un oligopolio che renderebbe residuale il ruolo delle farmacie rette dai professionisti. Si tratta, quindi, di un tetto che è tale soltanto di nome, in quanto cinque sole società potrebbero detenere “a norma di legge” la totalità delle 20 mila farmacie italiane oggi esistenti». La Fofi delinea anche un quadro “pratico” della condizione nella quale potrebbero operare i farmacisti, che diventerebbero simili a «assistenti alla vendita inseriti in una logica di marketing». Senza dimenticare che «la formazione di grandi concentrazioni volte a massimizzare la remunerazione del capitale investito non può che accentuare la tendenza al ridimensionamento in termini di personale e investimenti nella struttura cui si assiste ormai da tempo».
Per tutto questo, la federazione parla di «sgomento e preoccupazione»: la concorrenza, spiega, deve essere una «corsa al miglioramento dell’offerta al cittadino». Essa «viene tradita se si mettono in competizione modelli di attività differenti per finalità e possibilità economiche e se il solo riferimento è il prezzo del bene ceduto. Di fronte alla gravità della situazione è indispensabile la convocazione di un tavolo tecnico-politico di tutte le componenti della professione, che elabori proposte concrete su tutti gli aspetti sui quali è ormai indispensabile un intervento, a cominciare dall’istituzione del numero chiuso nelle facoltà di Farmacia, dal futuro dei colleghi che operano negli esercizi di vicinato, all’attuazione del modello della farmacia dei servizi».

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