ddl concorrenza farmacie«Non posso che esprimere il mio rammarico per tutto quel che si poteva fare e non è stato fatto, a cominciare dalla poca convinzione con cui, a mio modo di vedere, Federfarma nazionale ha gestito la questione». È con queste parole che Vittorio Contarina, presidente di Federfarma Roma ed esponente del movimento Farmacia Futura, ha commentato l’approvazione al Senato del disegno di legge sulla Concorrenza. «Purtroppo – ha aggiunto – con questo voto dobbiamo constatare che l’ingresso dei capitali in farmacia sta diventando realtà. Io ho più volte chiesto che la percentuale di farmacie detenibili a livello regionale da una singola società venisse abbassata a non oltre il 5%. Il limite approvato dal voto di Palazzo Madama è però rimasto al 20%. Rimango sconcertato quando leggo che la presidente Annarosa Racca giudica questo “paletto” un segno di “sensibilità e attenzione” verso la categoria. Per capire che in realtà si tratta di un “paletto” inutile, basti pensare che, facendo l’esempio del solo Lazio, su 1.500 farmacie totali, una singola società potrà possederne fino a 300. Di conseguenza, 5 società potranno spartirsi tutte le farmacie della regione e, dunque, di tutta Italia. Più che un “paletto” mi sembra una presa in giro». Contarina continua il proprio attacco agli attuali vertici di Federfarma, che a suo avviso «hanno perso contatto con la realtà», fatto che «è testimoniato dalla perseveranza con cui continuano a sostenere che in Italia le farmacie non si trovano in grandissima difficoltà economica. Secondo loro non c’è alcuna emergenza, quando la realtà invece parla di continui fallimenti in tutto il Paese e di una conclamata crisi finanziaria del settore che riguarda almeno il 30% delle farmacie italiane. Faccio mio il disappunto della Fofi che, attraverso i senatori Mandelli e d’Ambrosio Lettieri, ha lottato fino all’ultimo per evitare il voto di fiducia e approvare il testo nel merito. Con il voto di fiducia non ci è stato possibile discutere, anche singolarmente, diversi aspetti del provvedimento che andavano cambiati. Speriamo che alla Camera la storia sarà diversa».
Da parte sua, Annarosa Racca ha accolto il via libera di Palazzo Madama al Ddl Concorrenza spiegando che il suo sindacato «vigilerà affinché non si creino oligopoli, a tutto svantaggio della qualità del servizio farmaceutico e quindi a danno dei cittadini. Chiediamo alle istituzioni maggiore attenzione al ruolo della farmacia per dare organicità al sistema ed eliminare le numerose anomalie che si sono venute a creare nel corso degli anni, a causa di interventi non coordinati tra loro. Apprezziamo che governo e Parlamento abbiano ribadito per l’ennesima volta che i farmaci con ricetta devono restare in farmacia, perché i medicinali non sono una merce qualsiasi. Non solo: la pianificazione territoriale che regola la collocazione delle farmacie, come ha sottolineato la Corte Costituzionale, è uno degli strumenti con i quali “si è ritenuto di garantire, in relazione all’approvvigionamento dei medicinali, l’uguale tutela della salute dei cittadini in tutte le parti del Paese”. D’altronde, in nessun Paese al mondo i farmaci con ricetta sono vendibili negli esercizi commerciali». Inoltre, il presidente del Sunifar Alfredo Orlandi ha affermato che «occorrerà un’attenta riflessione su quelle che saranno le modifiche legislative che obbligatoriamente dovranno interessare il comparto e che inevitabilmente toccheranno la ruralità». Il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, infine, ha parlato di «legge in favore di poteri forti, corporazioni e grande capitale, contro gli interessi dei cittadini e dei consumatori». La norma «se verrà approvata dalla Camera, porterà conseguenze molto serie su tutta la filiera con zero vantaggi per i cittadini che non vedranno abbassare i prezzi e migliorare il servizio». Il MNLF ha quindi ribadito la propria posizione favorevole alla liberalizzazione dei farmaci di fascia C: «Una soluzione prospettata sin dall’inizio anche dall’Antitrust, ma che per l’opposizione del PD e di Matteo Renzi è stata subito scartata dal suo esecutivo».

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