farmacistiI farmacisti italiani praticherebbero «un’opposizione neanche troppo velata nei confronti della contraccezione d’emergenza», ovvero della pillola da prendere in seguito ad un rapporto sessuale, al fine di evitare una gravidanza indesiderata. A spiegarlo è un articolo apparso il 4 febbraio 2016 sul sito del quotidiano La Repubblica, nel quale si spiega che la contraccezione nel nostro Paese «rimane un diritto negato», anche a causa «dell’ignoranza di molte donne, che non conoscono i loro diritti o non sanno come farli valere».
Eppure un’indagine condotta a livello nazionale da SWG e Edizioni Health Communication, presentata a Roma, spiega che un campione di 400 donne tra i 18 e i 40 anni di età, e un altro di 100 farmacisti, concordano sull’importanza sia della contraccezione in generale, sia in particolare di quella d’emergenza. Tuttavia, prosegue il giornale, circa un terzo del campione femminile oggetto dello studio immagina che esista un obbligo di prescrizione medica, mentre una metà dichiara di non sapere cosa dica la norma. Più del 50%, inoltre, ammette di avere paura della pillola del giorno dopo, temendo che possa rivelarsi pericolosa per la salute.
Soprattutto, il 43% delle donne intervistate parla di ritrosia da parte dei farmacisti a concedere i prodotti. Per questo, La Repubblica punta il dito anche contro i farmacisti, spiegando che benché l’86% dei professionisti intervistati concordi sull’utilità della pillola del giorno dopo, «quando si chiede loro cosa sappiano delle caratteristiche qualitative dell’uliprostal acetato, solo tre su dieci sanno che questo è tre volte più efficace della “vecchia” pillola del giorno dopo a base di levonorgestrel, se assunto nelle prime 24 ore dal rapporto». Inoltre, «anche tra i professionisti del farmaco c’è chi sostiene che la pillola sia pericolosa», soprattutto tra i «farmacisti cattolici praticanti», che a causa di «un malinteso “bene della paziente”, sono tra quelli che più pervicacemente si rifiutano di venderla in assenza di prescrizione». L’articolo riporta infine che «quasi la metà dei farmacisti intervistati dichiara di non condividere la direttiva dell’Aifa che consente l’acquisto di ulipristal acetato senza ricetta», perché «così le donne la usano con troppa facilità». Per questo, nelle farmacie si opporrebbe di fatto «una resistenza passiva», rifiutando la dispensazione alle pazienti.
Da parte sua, la Fofi ha replicato attraverso il presidente Andrea Mandelli, che ha spiegato come sia «comprensibile che in una fase iniziale possano esserci titubanze in merito alla natura e alle modalità di dispensazione del contraccettivo d’emergenza, che rappresenta un’assoluta novità per la società italiana. È evidente che esiste un deficit di informazione che stiamo cercando di colmare. Quanto deve essere chiaro a tutti però è che la dispensazione del contraccettivo deve obbedire tassativamente al dettato della normativa vigente, e che qualsiasi violazione della norma deve essere puntualmente segnalata. Non intendo entrare nel merito dell’indagine, ma è giusto fare presente che in Italia è la prima volta che un farmaco di questa natura, comunque un preparato ormonale, viene classificato senza obbligo di prescrizione, e si tratta di un salto culturale notevole. Sono certo che se si ripetesse questa indagine tra qualche mese, magari su un campione più ampio, avremmo risultati diversi».

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