concorso straordinario lazioCon una lettera indirizzata al direttore di FarmaciaVirtuale.it, i presidente degli Ordini dei farmacisti di Roma e di Latina – Emilio Croce e Roberto Pennacchio – hanno voluto replicare alle affermazioni di una farmacista, pubblicate sul nostro portale, che aveva lamentato quello che ha giudicato uno scarso impegno per chiedere conto alla Regione Lazio dei ritardi nell’ambito del concorso straordinario. La nostra testata è lieta di fornire ai propri lettori il punto di vista dei due dirigenti.

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Egregio direttore,

la nota pubblicata in data 13 luglio da FarmaciaVirtuale.it, senza firma e con la sola indicazione, in ordine al mittente, di provenire da “una farmacista lettrice del portale”, merita qualche doverosa precisazione, che ci preoccupiamo di trasmetterle confidando in almeno altrettanta ospitalità.
Ne avremmo volentieri fatto a meno, ma la lettera in parola, prima e più ancora che le nostre persone, investe del tutto gratuitamente l’istituzione ordinistica, con affermazioni lontane dalla verità dei fatti e con toni francamente incomprensibili per il loro livore, che non possono essere consentiti ad alcuno, anche laddove si possedessero – e non è davvero questo il caso – tutte le ragioni del mondo.
Andiamo con ordine: l’anonima collega fa riferimento alle vicissitudini del concorso straordinario per l’assegnazione delle sedi farmaceutiche di nuova istituzione della Regione Lazio, che hanno subito un’inopinata sospensione a seguito di una recente sentenza del Tar Lazio, che ha provocato l’espunzione di sette sedi di Latina dalla lista delle farmacie a concorso.
Partendo da qui, la collega imbocca subito la scelta dello scontro muscolare e sceglie come bersaglio (va’ a sapere perché) gli Ordini dei farmacisti di Latina e Roma e i loro presidenti, contro i quali brandisce minacciosamente l’arma del voto alle prossime consultazioni professionali. Occasione nella quale, ovviamente, ella sarà libera di indirizzare il suo consenso a chi riterrà: se c’è una cosa di cui siamo entrambi perfettamente consapevoli e che ispira il modo in cui interpretiamo il nostro mandato, è che i presidenti passano e l’istituzione professionale resta. A esprimere i vertici dell’ente esponenziale della professione sono la fiducia e il consenso dei colleghi: dovessero venire meno quelli fin qui espressi nei nostri confronti, non faremmo altro che prenderne serenamente atto.
Compiuta la scelta di picchiare per prima – chissà se per scelta consapevole o per inconscia adesione all’irriducibile principio che chi lo fa picchia due volte, in auge fin da quando l’umanità viveva nella caverne – la collega si lancia quindi in un percorso di programmatica denigrazione: prima definisce “una timida letterina” la nota inviata dall’Ordine di Roma al presidente della Regione Lazio per chiedere spiegazioni sul ritardo concorsuale e chiedere quali iniziative l’istituzione regionale intenda assumere al riguardo. “Parrebbe invero quasi che lui si scusasse per le nostre intemperanze, non dimostrandosi davvero arrabbiato quanto noi” commenta la collega, in tutta evidenza ignara, oltre che della sintassi, delle regole di civiltà che doverosamente governano i rapporti di interlocuzione tra istituzioni.
La lettera va però anche oltre, chiedendosi come mai Croce non abbia reagito “di fronte all’assenza di risposte”, e di fronte al fatto di “non essere stato preso in considerazione né dal presidente Zingaretti, né da due semplici dirigenti del servizio farmaceutico, che normalmente di fronte ad un presidente di un Ordine così importante come quello dei farmacisti di Roma, sono stati in altre occasioni subito pronti ad un dialogo o ad uno scambio di idee.”
Risulta del tutto evidente l’intento di rappresentare il presidente dell’Ordine di Roma, nel caso di specie, come un soggetto a dir poco irresoluto, alla mercé non solo del presidente della Regione, ma anche di “due semplici dirigenti del servizio farmaceutico”. Piuttosto chiara, pur se implicita, l’accusa: se davvero avesse voluto difendere e affermare le ragioni dei concorrenti vincitori, l’Ordine avrebbe dovuto urlare, battere i pugni sul tavolo e magari tirare pure giù qualche moccolo. Il che indubitabilmente rivela la malintesa considerazione, se non proprio la totale ignoranza, che l’autrice della lettera ha dell’ordine professionale al quale è iscritta: soltanto la mancata conoscenza di cosa sia e come debba muoversi un ente di diritto pubblico qual è l’ente esponenziale di rappresentanza della professione, infatti, può spiegare le ragioni dell’accanimento della collega nei confronti degli Ordini dei farmacisti di Roma e di Latina e di chi li presiede pro-tempore.
Per ristabilire la verità di fatti e contesti, gioverà precisare che, nel pieno rispetto delle funzioni istituzionali loro attribuite dalle leggi, i due organismi professionali si sono impegnati e si stanno impegnando al massimo delle possibilità per arrivare all’apertura delle nuove farmacie, allo scopo di garantire a un tempo sia la piena assistenza farmaceutica ai cittadini, sia i diritti e le sacrosante aspettative dei colleghi risultati vincitori del concorso.
Non si tratta di una semplice affermazione, ma di una verità comprovata da un’ampia mole di fatti e atti prodotti fin dal 2012, che sarebbe lungo e noioso elencare. Basterà soltanto dire che sono culminati, negli ultimi tempi, nell’organizzazione di incontri di contenuto formativo espressamente realizzati a esclusivo beneficio e supporto dei concorrenti vincitori e, da ultimo, nella partecipazione di un’autorevole delegazione dell’Ordine di Roma alla manifestazione di protesta dei concorrenti vincitori svoltasi il 13 luglio nella Capitale, davanti alla sede della Regione.
L’atteggiamento positivo e fattivo mantenuto dagli Ordini di Roma e di Latina nella vicenda concorsuale, ampiamente comprovabile in ogni momento, non può dunque essere messo in discussione da alcuno, neppure sulla spinta di sentimenti di rabbia e delusione che si possono agevolmente comprendere, ma che davvero non possono giustificare chi accende con colpevole leggerezza polemiche prive di senso e anche di senno, motivandole con la volontà dei farmacisti vincitori del concorso di “non essere presi in giro” e finendo così per alimentare l’assurdo sospetto, contrario a ogni evidenza, che a “prenderli in giro” siano proprio gli stessi Ordini professionali.
Anche se la lettera “di una lettrice del portale” pubblicata il 13 luglio scorso dovesse essere soltanto il frutto di intemperanze dovute all’estenuante, controverso e lungo percorso concorsuale, riteniamo che essa non possa né debba restare priva di risposta, anche per il rispetto che si deve ai lettori di FarmaciaVirtuale.it .
Confidiamo, signor direttore, che questa sia anche la sua convinzione e voglia dunque procedere a pubblicare sul suo portale questa nostra nota quanto prima possibile.

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