Codici sulle confezioni dei farmaci«Occorre attuare al meglio le disposizioni della legge 39/90»: questa la posizione espressa dal Presidente di Federfarma Veneto Alberto Fontanesi in merito alla questione dei codici sulle confezioni di farmaci, trattata da FarmaciaVirtuale.it lo scorso 3 novembre. «Sarebbe opportuno tener conto che già disponiamo di codici di tutto rispetto per identificare i farmaci dal 1988 e per tracciarli dal 2001 – spiega Fontanesi – Ma questo non è stato fatto, in quanto i codici vengono utilizzati solo per la lettura automatica dei prodotti o il controllo delle ricette del Servizio Sanitario Nazionale. Oggi si cercano nuovi codici che però vanno a duplicare quelli già presenti». Attualmente sono in via di diffusione il QR code, che offre la possibilità di accedere al foglietto illustrativo in 10 lingue, e il codice bidimensionale datamatrix, strumento di controllo antifrode, che però è ancora “vuoto” e non utilizzabile. «Il Ministero della Salute, – prosegue Fontanesi – in attuazione di una norma dello Stato, Legge 39/02, ha messo a punto un portale sulla tracciabilità del farmaco che ancora oggi non dà le risposte richieste dalla citata legge. Perché non attuare immediatamente e correttamente quella norma? – si chiede il presidente di Federfarma Veneto – Il Bollino farmaceutico ha ormai finito il suo compito come strumento per le ricette, ma il suo codice è ancora fondamentale per la tracciabilità, la rintracciabilità, l’anticontraffazione, l’antifurto e l’antitruffa al SSN. Oggi quello che si deve fare è razionalizzare l’attuale sistema con il superamento del Bollino in doppio e una valorizzazione massima del codice. Inoltre vanno superati i pasticci di una gestione inidonea come quella del Poligrafo che ancora presenta problematiche paradossali e talmente gravi da inficiare lo stesso sistema.
È anacronistico che ancora oggi un Bollino costi pubblicamente intorno ai 6 euro ogni 1000 pezzi ed il Poligrafo lo faccia pagare alle industrie intorno ai 26 euro con un guadagno dell’80 per cento. Con quel guadagno improprio, quanti servizi potrebbero essere garantiti ai medici, alle farmacie e ai consumatori per far circolare le informazioni essenziali alla corretta distribuzione, dispensazione e assunzione dei farmaci?». Secondo Fontanesi, dunque, «il problema non consiste nell’inventare altri codici, quanto invece nel far funzionare quello che già abbiamo a disposizione da anni e che oggi possiamo, con la ricetta elettronica, lasciare a disposizione del cittadino per ricevere tutte le informazioni aggiornate al momento della consultazione ovvero al momento in cui si intende impiegarlo.
I problemi sorgono infatti nelle case dove il farmaco giace e si consuma senza controllo sanitario. Un codice – aggiunge Fontanesi – potrebbe ricordare, se letto, tutte le precauzioni da avere nonché informare sulla validità temporale o la cessata validità per effetto di provvedimenti successivi all’acquisto. Temi importanti risolvibili con poche risorse».

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