farmaci-biosimilari«Nel 2017 le otto molecole biosimilari in commercio sul mercato italiano -Epoetine, Filgrastim, Somatropina, Follitropina alfa, Infliximab, Insulina Glargine, Rituximab e Etanercept – hanno assorbito il 19% dei consumi nazionali, contro l’81% detenuto dai corrispondenti originator, registrando una crescita complessiva dei consumi del 73,9% rispetto al 2016». A renderlo noto è l’Italian Biosimilars Group (IBG), che specifica anche come per tre delle molecole in questione il mercato nazionale abbia registrato il sorpasso nelle vendite di biosimilare rispetto al biologico originatore. In particolare, una buona performance è stata registrata dal Filgrastim, i cui 5 biosimilari in commercio hanno assorbito il 92,7% del mercato a volumi. Al secondo posto le Epoetine, che hanno assorbito il 67,4% del relativo mercato a volumi. «Entrambe le molecole citate sono in commercio in versione biosimilare dal 2009 e ciò rende ancora più ragguardevole la performance dei tre biosimilari dell’Infliximab che in un paio d’anni (la prima commercializzazione risale al febbraio 2015) sono arrivati a totalizzare il 54,6% del mercato a volumi», aggiunge l’IBG, secondo la quale la Somatropina è invece ben più indietro, così come i biosimilari di più recente registrazione, che risultano «ancora in via di assestamento». «Migliore invece la prestazione dell’Insulina Glargine, con il primo biosimilare in commercio da febbraio 2016 e titolare alla fine dello stesso anno del 15,4% del mercato a volumi. Sulla stessa lunghezza d’onda la penetrazione dell’Etanercept, entrato sul mercato nell’ottobre 2016 e arrivato a totalizzare nel 2017 l’11,6% del mercato a volumi. Comunque di rilievo, infine, quel 2,2% del mercato a volumi assorbito dal Rituximab biosimilare in soli 5 mesi di commercializzazione a partire dal luglio 2017».
In termini geografici, le regioni nelle quali si sono registrati i maggiori consumi sono la Valle d’Aosta e il Piemonte (più del 64%). Seguono la Basilicata e la Sicilia, ma ben distanziate (attorno al 33%). È invece in Puglia, Umbria e Lazio che sono stati segnati i dati più bassi (tra il 6 e il 9%). Tuttavia, «ben altro aspetto assume la classifica regionale dei consumi tenendo conto soltanto del mercato riferito all’insieme delle quattro molecole in commercio da almeno 3 anni (Epoetine, Filgrastim, Somatropina, Infliximab): in testa ai consumi di biosimilari ancora una volta Valle d’Aosta e Piemonte, entrambe con quote di consumo dell’82,80%. Seguono il Trentino-Alto Adige (70,63%), la Liguria (69,99%) passando per la Toscana, l’Emilia Romagna e la Sicilia, tutte con quote di penentrazione superiori al 60%».
Sul tema è intervenuto anche Mario Melazzini, direttore generale dell’Aifa, in occasione della presentazione del Secondo Position Paper sui Farmaci Biosimilari: «I medicinali biosimilari – ha affermato – sono una risorsa terapeutica importante e un’opportunità per contribuire a garantire sempre più la risposta al bisogno di salute emergente. In sinergia con i farmaci biologici possono fornire risposte al problema del sottotrattamento per numerose patologie, garantendo l’accesso alle terapie a un numero sempre maggiore di pazienti».

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