essere benessereSono arrivati al patteggiamento davanti al gip di Milano tre degli indagati per bancarotta fraudolenta nell’ambito dell’inchiesta sul crac della catena di parafarmacie “Essere Benessere” e delle società ad essa collegate.
Secondo fonti giudiziarie e legali, i fratelli Danilo, Giuseppe ed Enzo Salsi, di 54 e 46 anni, hanno patteggiato rispettivamente 3 anni e 5 mesi e 2 anni di reclusione, mentre Fabio Pedretti, di 56 anni, ha concordato una pena di 2 anni, 4 mesi e 20 giorni. L’inchiesta, condotta dal pm Donata Costa, aveva portato nell’aprile scorso all’arresto dei tre manager con l’ipotesi di avvenuta sottrazione di 45 milioni di euro alle curatele fallimentari, trasferimento di asset e denaro tra società del gruppo senza “giustificazioni causali”, un anno di contributi non versati, il 2015, a circa 700 dipendenti di tre società. Quelle al centro del procedimento erano le società EB Holding e FD Consultants, fallite nel 2015, la Essere Benessere s.p.a. e la EB s.r.l., in concordato preventivo sempre dal 2015, che secondo le ricostruzioni della Procura avrebbero condotto al dissesto del gruppo. I tre hanno versato acconti a titolo risarcitorio di 50 mila euro il primo e di 100 mila ciascuno gli altri alle prime due società, che sono parte civile nel procedimento: mossa che ha permesso il riconoscimento agli imputati delle attenuanti generiche. L’indagine ha un filone ancora aperto, nel quale è indagato l’imprenditore Canio Giovanni Mazzaro, azionista di Bioera e di Pierrel, nonché ex compagno della deputata di Forza Italia Daniela Santanchè, che attualmente presiede il Consiglio di amministrazione della società attiva nella produzione e distribuzione di prodotti biologici. La vicenda giudiziaria ha preso il via proprio dal fallimento della EB Holding e della FD Consultants, rispettivamente nell’agosto e nel dicembre 2015. Secondo quanto è stato ricostruito dal pm nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Valerio Natale, sarebbe stato messo in atto un meccanismo per “distrarre” milioni di euro e “dissipare” il patrimonio delle due società, portandole al collasso insieme alla Essere Benessere s.p.a. e alla EB s.r.l., finite invece in concordato preventivo. Sempre nel 2015, i tre imputati avrebbero tentato di quotare la Essere Benessere sul listino Aim gestito da Borsa Italiana, senza però riuscirvi, e optando così per il Marché Libre di Parigi, dove la società era riuscita a sbarcare, raccogliendo oltre 11 milioni di euro dagli investitori. Cifra che solo in parte è finita nella casse della società, travolta poco più tardi da un debito di 75 milioni di euro.

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