antibiotico resistenzaIl deputato Gian Luigi Gigli ha presentato una mozione in materia di resistenza agli antibiotici. Nel proprio intervento alla Camera il parlamentare ha ricordato che «l’allungamento della vita media della popolazione è dipeso, in larga misura, nel secolo scorso, dalla nostra capacità di controllare le malattie infettive e questo si è realizzato sostanzialmente per due motivi: il primo, proprio la disponibilità degli antibiotici e, il secondo, quella dei vaccini. Ora, sono due fronti che per cause diverse stanno diventando sguarniti, aumentano le resistenze irrazionali alla vaccinazione e, dall’altro lato, a causa di comportamenti spesso inappropriati e talora addirittura delittuosi, sta incominciando ad emergere questo enorme problema dell’antibiotico-resistenza da parte dei microrganismi».
«Le cause sono certamente molteplici, in parte risiedono nella stessa genetica dei batteri, microrganismi che si riproducono con una tale rapidità da andare incontro a mutazioni spontanee, ma in parte dipendono, certamente, da un uso inappropriato ed esagerato degli antibiotici in medicina», sia da parte dei pazienti che degli stessi medici. A concorrere sono state poi «politiche industriali nell’ambito dell’allevamento e, cosa più recente, addirittura nell’ambito dell’agricoltura». È il caso di animali ai quali vengono somministrati antibiotici al fine di aumentarne il peso: «Un’esigenza di mercato – afferma Gigli – in conflitto con quella della tutela della salute dei cittadini».
Il rischio secondo il deputato è di ritrovarsi «in un’era pre-antibiotica» qualora non si dovesse agire in tempo. Occorrono dunque «gesti forti di politica sanitaria e di educazione sanitaria», ma bisogna anche far sì che l’industria modifichi le proprie scelte. Essa, infatti, «oggi non ha un grande interesse a produrre antibiotici, perché si tratta di farmaci che vengono utilizzati per periodi molto limitati, molto mirati e che, quindi, garantiscono una redditività all’impresa che certamente è assai minore di quella che viene assicurata dalla scoperta di farmaci per il trattamento di patologie croniche o lungamente invalidanti». Gigli propone perciò investimenti in ricerche indipendenti, «soprattutto da parte dell’Aifa» nonché «la possibilità di avere un antibiogramma che consenta di individuare l’antibiotico di scelta in ogni singolo paziente, evitando il ricorso ad antibiotici ad ampio spettro».

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