antibiotico resistenzaLa European Food Safety Authority, la European Medicines Agency e lo European Centre for Disease Prevention and Control hanno ribadito le loro preoccupazioni in relazione alle conseguenze prodotte dall’uso eccessivo di farmaci antibiotici, che comporta in particolare l’aumento della presenza di batteri resistenti a tali medicinali. A questo proposito, è stato pubblicato un nuovo rapporto nel quale le tre agenzie dell’Ue presentano nuovi dati relativi al consumo di tali medicinali. «Al fine di contenere il fenomeno dell’antibiotico-resistenza – ha spiegato Vytenis Andriukaitis, commissario europeo alla Salute e alla Sicurezza alimentare – abbiamo bisogno di combattere su tre fronti al contempo: quello umano, quello animale e quello ambientale. È esattamente quello che stiamo cercando di fare in Europa con il lancio del nuovo piano di azione sul tema. In questo nuovo rapporto viene confermato ulteriormente il legame tra il consumo di antibiotici e la resistenza ad essi, sia negli esseri umani che negli animali produttori di cibo». Il documento, intitolato Joint Interagency Antimicrobial Consumption and Resistance Analysis, sottolinea inoltre come esistano ancora importanti differenze nei vari territori dell’Unione europea in materia di uso di antibiotici. In generale, tuttavia, è possibile affermare che l’uso «è più alto negli animali rispetto agli esseri umani. In particolare, una classe di antibiotici largamente utilizzata nel settore veterinario è finita nel mirino delle tre agenzie. Mentre in ambito umano nel testo si ribadisce come, ad esempio, l’utilizzo di cefalosporine di terza o quarta generazione per il trattamento di infezioni causate da E.coli sia alla base della resistenza sviluppata dallo stesso batterio». Di qui la conclusione alla quale giungono le autorità comunitarie, che risulta in linea con quella già avanzata in un primo rapporto pubblicato nel 2015: occorre monitorare il fenomeno e agire in modo efficace per scongiurare conseguenze che potrebbero risultare particolarmente gravi. Gli esperti delle tre agenzie hanno per questo sottolineato come siano necessarie ulteriori e più approfondite ricerche sul tema.

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