Anelli Fnomceo«Apprendiamo da un articolo pubblicato oggi sul quotidiano La Stampa che il ministro della Salute Giulia Grillo starebbe preparando insieme alle Regioni una rivoluzione del prontuario farmaceutico, dove i medicinali sarebbero classificati, e rimborsati, non più per principio attivo ma secondo “classi terapeutiche omogenee”. Se la notizia corrispondesse al vero, saremmo seriamente preoccupati: iniziative di questo genere possono infatti incidere in modo pesante sulle disuguaglianze di salute, in questo caso discriminando chi percepisce un reddito più basso, che, non potendo pagare farmaci o sovrapprezzi, dovrebbe accontentarsi del medicinale che costa meno, l’unico erogato interamente dal Servizio Sanitario Nazionale». A spiegarlo è il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo) Filippo Anelli, che ha così espresso il proprio disappunto rispetto al progetto di introdurre, come criterio di rimborsabilità dei medicinali, quello “dell’equivalenza terapeutica”. Esso farebbe infatti sì che ad essere rimborsato sarebbe il medicinale a minor costo tra tutti quelli che hanno lo stesso meccanismo di azione, anche se differenti per principio attivo. Ciò rappresenterebbe anche un cambiamento enorme all’atto della dispensazione per i farmacisti che dovrebbero attenersi ad un sistema profondamente diverso da quello attuale. Anelli ha quindi aggiunto che il problema delle liste d’attesa non verrà a suo modo di vedere ridotto «agendo sull’intramoenia, ma solo aumentando il numero degli specialisti». Grillo, infatti, in occasione di un incontro con la Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, aveva annunciato novità sul tema. Di tutt’altro avviso, però, Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, secondo il quale l’attenzione sulla questione è assolutamente positiva, «perché oggi l’intramoenia, oltre ad essere controllata e verificata molto poco dalle Regioni, viene prospettata ai cittadini non come un’opportunità per esercitare il diritto alla libera scelta, quanto invece come scelta obbligata e costosa per aggirare le liste di attesa». Il ministro aveva specificato che «le aziende sanitarie devono consentire l’utilizzo delle apparecchiature e l’accesso alle strutture anche nelle ore serali e nei giorni feriali; i direttori generali che non facciano rispettare la normativa sulla libera professione vanno realmente sanzionati». L’esponente del M5S aveva poi aggiunto: «Qualora la prestazione superi i tempi massimi e la struttura non abbiamo adempiuto ad aumentare il sistema di offerta, la prestazione stessa deve essere garantita anche in intramoenia con il solo costo del ticket a carico de cittadino».
Secondo Anelli, in questo modo si va «in direzione nettamente opposta rispetto alle dichiarazioni programmatiche per una maggiore universalità ed equità del Servizio sanitario nazionale. Ribaltare le responsabilità delle liste d’attesa sui medici, anziché su chi gestisce la sanità, ci sembra del tutto fuori luogo, così come fortemente penalizzante per i cittadini è razionare la spesa secondo logiche economicistiche anziché obiettivi di appropriatezza e di salute».

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