omeopatia-non-ha-basi-scientifiche«Allo stato attuale non ci sono prove scientifiche né plausibilità biologica che dimostrino la fondatezza delle teorie omeopatiche secondo i canoni classici della ricerca scientifica. Infatti, diversi studi condotti con una metodologia rigorosa hanno evidenziato che nessuna patologia ottiene miglioramenti o guarigioni grazie ai rimedi omeopatici. Nella migliore delle ipotesi gli effetti sono simili a quelli che si ottengono con un placebo». E sebbene siano «numerose le testimonianze personali che riferiscono di successi terapeutici dovuti all’omeopatia», ciò «potrebbe essere facilmente spiegabile con l’effetto placebo, con il normale decorso della malattia o con l’aspettativa del paziente». Inoltre, «l’effetto placebo è conosciuto da tempo, ha una base neurofisiologica nota e funziona anche su animali e bambini, ma il suo uso in terapia è eticamente discutibile e oggetto di dibattito».
Ad affermarlo è un articolo firmato dal medico Salvo Di Grazia e pubblicato sul sito dottoremaeveroche.it della FNOMCeO. Una presa di posizione decisa, dunque, da parte dell’Ordine dei medici, nella quale si spiega che «d’altra parte, i presunti meccanismi di funzionamento dell’omeopatia sono contrari alle leggi della fisica e della chimica. Anche l’annuncio di un ricercatore francese di aver scoperto una prova dell’esistenza della “memoria dell’acqua”, nel 1988, venne smentito da un esperimento di controllo, mentre i suoi risultati non sono mai più stati riprodotti da altri laboratori. Lo studio, pubblicato su un’importante rivista scientifica, fu quindi ritirato. L’uso dell’omeopatia è un’abitudine molto limitata e in continua diminuzione, rappresenta infatti meno dell’uno per cento dei prodotti venduti in farmacia in Italia».
Non solo, Di Grazie spiega che il fatto che in Italia l’omeopatia possa essere praticata solo da medici abilitati «non intende attribuire una base scientifica a questa pratica, ma solo garantire da una parte il diritto alla libertà di scelta terapeutica da parte del cittadino e dall’altro un uso integrativo e limitato alla cura di disturbi poco gravi e autolimitanti, evitando il rischio di ritardare una diagnosi più seria o che il paziente stesso sia sottratto a cure di provata efficacia. In ogni caso, il medico deve specificare che il prodotto non agisce su basi scientificamente provate e raccogliere il consenso da parte del cittadino, secondo quanto prescritto dall’articolo 15 del Codice di Deontologia Medica».
La stessa FNOMCoO ha fatto in ogni caso sapere che, in vista degli Stati Generali del 2019, anche gli omeopati saranno coinvolti: «Ferma restando, sulla base delle evidenze ad oggi accettate dalla comunità scientifica, la posizione sulla non scientificità del metodo, si è convenuto di avviare una revisione sia delle modalità di esercizio (che, poiché parte da una diagnosi, deve comunque rimanere in capo al medico) sia della letteratura scientifica stessa».

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